touch of modern: La conversazione, di Francis Ford Coppola

la conversazione“Mi perdoni, padre, perché ho peccato. Sono tre mesi che non mi confesso. I miei peccati sono questi. Ho nominato il nome di Dio invano in varie occasioni. In varie occasioni ho preso dei giornali senza pagarli. Ho deliberatamente tratto piacere da pensieri impuri… e sono stato coinvolto in un certo lavoro… che credo verrà usato per far del male a due giovani.”

Negli anni Settanta, la New Hollywood si impose non solo tra i confini nazionali, ma anche nell’Europa del cinema d’autore. E lo fece irrompendo con prepotenza nel principale festival cinematografico del Vecchio Continente, quello di Cannes (qualcuno in laguna potrebbe mugugnare per questa frase, ma tant’è). 

In dieci anni – dal 1970 al 1979 – ben cinque pellicole riconducibili a tale corrente vinsero il massimo riconoscimento sulla Croisette. Nel ’70, ’73 e ’74 ad aggiudicarsi il Grand Prix du Festival International du Film furono, rispettivamente, M*A*S*H, Lo spaventapasseri e La conversazione. Nel ’76 e nel ’79, quando il premio principale era tornato a chiamarsi Palme d’Or, trionfarono Taxi Driver e Apocalypse Now. Un bel cambio di rotta, se si pensa che a Cannes una produzione statunitense non si imponeva addirittura dal 1957.

Il quarto film che abbiamo selezionato per lo speciale dedicato alle migliori Palme d’oro di Cannes, ideato per celebrare la settantesima edizione del Festival, è dunque in realtà un Grand Prix.

Quando girò La conversazione, Francis Ford Coppola aveva all’attivo, nonostante la giovane età (neanche trentacinque anni), una discreta esperienza e un notevole successo.

la conversazione8Aveva già diretto sei lungometraggi, facendo gavetta nella scuderia di Roger Corman, il re dei b-movies anni ’60, alla cui corte si formeranno, oltre a Coppola, diversi protagonisti della Nuova Hollywood, tra cui Peter Bogdanovich e Martin Scorsese.

Con Corman diresse, in particolare, il cult Terrore alla tredicesima ora (Dementia 13, 1963) per poi dirigere Buttati Bernardo! (You’re a Big Boy Now, 1966), il film della sua tesi di laurea alla UCLA, e Sulle ali dell’arcobaleno (Finian’s Rainbow, 1968), un musical con Petula Clark e Fred Astaire (primo divo diretto dal regista).

La vera svolta artistica del cineasta di Detroit arriverà tuttavia con Non torno a casa stasera (The Rain People, 1969), primo film d’auteur di Coppola, nonché il primo lungometraggio prodotto dalla casa di produzione da lui fondata insieme a George Lucas, la American Zoetrope. Un’esperienza che proseguirà con la Directors Company, che vedrà associati, insieme a Coppola, Peter Bogdanovich e William Friedkin.

Nel 1972 Coppola verrà chiamato dalla Paramount a dirigere Il padrino, il film che lo consacrerà tra i grandi del cinema americano del Novecento.

la conversazione5A trentatré anni Francis Ford Coppola era dunque già un regista e uno sceneggiatore di successo, con alle spalle ben due Oscar per Patton, generale d’acciaio (miglior sceneggiatura originale) e Il padrino (miglior sceneggiatura non originale).

Dopo una maxi-produzione come The Godfather, Coppola tornava al cinema d’autore con La conversazione uscito nel 1974 e prodotto dalla sua Directors Company. Se già con The Rain People il regista aveva esplorato uno dei temi ricorrenti nel cinema della New Hollywood, quello del loser, con The Conversation Coppola si apre la strada attraverso un altro dei grandi argomenti che il nuovo corso del cinema americano aveva iniziato ad affrontare con insistenza: quello della paranoia politica e sociale, eredità di quei funesti anni Sessanta che avevano visto il crollo degli ideali sotto i colpi di arma da fuoco che avevano ucciso prima John Fitzgerald Kennedy, poi suo fratello Bob e Martin Luther King.

Nell’ideare il soggetto di questa sua opera, Coppola ha dichiarato di essersi basato su due pellicole che erano state per lui grande fonte di ispirazione: La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock e, soprattutto, Blow-Up di Michelangelo Antonioni.

la conversazione7Di Blow-Up, in effetti, il film ricalca in pieno la struttura, spostando soltanto l’attenzione dall’immagine al suono. E di Blow-Up ci sono almeno due citazioni esplicite: l’incipit con il mimo e la scena delle foto alle ragazze che si guardano sui vetri a specchio del furgoncino.

Sebbene il regista abbia più volte tentato di scollegare questa sua opera dalle vicende di attualità, è tuttavia innegabile che La conversazione sia stato influenzato – se non nel soggetto (che era stato pensato già sul finire degli anni Sessanta), quanto meno nello sviluppo della sceneggiatura – anche dallo shock causato dall’affaire Watergate, lo scandalo politico, scoppiato nel 1972, che porterà alle dimissioni del presidente Nixon, con l’accusa di aver messo in piedi un sistema di spionaggio illegale per assicurarsi la conferma alla presidenza per il secondo mandato.

Ed infatti la vicenda de La conversazione ruota proprio attorno ad una storia di intercettazioni, apparentemente disposte da un industriale nei confronti della moglie per scoprirne e documentarne l’infedeltà.

Il protagonista, Harry Caul, è un investigatore privato – il più bravo sulla piazza – che diventerà vittima delle sue stesse paranoie, in un circolo vizioso in cui chi spia teme a sua volta di essere spiato, fino a perdere la testa. Significativa, in tal senso, la scena finale, in cui Coppola mostra tutta la sua solidità alla regia, aiutato da un Gene Hackman che per tutto il film tiene la parte in maniera eccezionale.

la conversazione4

L’Harry Caul di Hackman è un uomo asociale e introverso, che vive in un appartamento il cui unico optional è la tripla serratura che lo garantisce da eventuali intrusioni. È un uomo in preda alle proprie angosce, che non a caso indossa sempre un impermeabile trasparente sull’anonimo abito grigio, simbolo della debolezza di chi è costantemente sotto controllo.

Al suo fianco, due attori riciclati dal cast de Il padrino (John Cazale e Robert Duvall) e un giovanissimo Harrison Ford.

Hackman era reduce dall’Oscar come miglior attore protagonista per l’interpretazione di un altro controverso detective: il Popeye Doyle de Il braccio violento della legge. Dal film di Friedkin, ma anche da Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! (le due pellicole che avevano innovato il poliziesco americano), Coppola attinge a piene mani per alcune scelte tecniche volte ad esaltare la castrante asfissia del paesaggio urbano e il disturbo dell’uomo che vive al suo interno: in particolare l’uso del teleobiettivo (e dello zoom), sia su campo lungo, dall’alto, sia su campo medio, con la mdp impallata da passanti o veicoli.

la conversazione6Del film con Clint Eastwood The Conversation condivide l’ambientazione in una San Francisco che sembra una lontana parente di quella che nella seconda metà degli anni Sessanta aveva visto sbocciare la Summer of Love. Le inquadrature dall’alto con teleobiettivo si erano viste, da ultimo, proprio in Dirty Harry.

Non si può negare che La conversazione soffra di una certa obsolescenza, un rischio che era del resto implicito nella scelta di un soggetto incentrato su questioni tecnologiche.

Ciò nonostante resta ancora una grande pellicola per comprendere il clima disilluso e paranoico di quegli anni.

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The Conversation (1974, USA, 113 min)

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Francis Ford Coppola

Fotografia: Bill Butler

Musiche: David Shire

Interpreti principali: Gene Hackman (Harry Caul), John Cazale (Stan), Frederic Forrest (Mark), Cindy Williams (Ann), Harrison Ford (Martin Stett), Robert Duvall (Il direttore)

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12 pensieri riguardo “touch of modern: La conversazione, di Francis Ford Coppola

  1. Dovrei rivederlo, perché ne ho un pessimo ricordo. L’ho visto la prima volta molti anni fa, ero un ragazzo e forse non ero pronto, ma ricordo d’aver odiato ogni singolo fotogramma…

    1. è un film che va decisamente contestualizzato, sia con riguardo al periodo storico (JFK, Nixon, Watergate, ecc.), sia con riguardo alla corrente della New Hollywood, che sul tema della paranoia aprirà un’intero filone, in cui Coppola entrerà soltanto con questa pellicola, mentre invece alcuni registi (come Alan J. Pakula) ci costruiranno mezza filmografia…
      però capisco che visto così, decontestualizzato, possa dire poco…

      1. Più che la trama mi infastidì lo stile: ‘sto tizio che camminava e guardava nel vuoto lo trovai insopportabile! 😀
        Però, ripeto, parliamo di almeno 25 anni fa, quindi ovviamente dovrei rivederlo 😉

    2. Beh quella di Harry Caul è una personalità decisamente complessa… Gran merito a Coppola per essersi studiato una caratterizzazione di questo tipo, visto che il soggetto originale è suo… Poi ti dico: lo avessi visto dieci anni fa, quando non avevo ancora approfondito fino alla nausea la New Hollywood, probabilmente non lo avrei apprezzato questo film, lo ammetto…

  2. Questo film per me è particolare in quanto… è stato il mio primo bluray 🙂
    Mi affascina e riesce a lasciare il mio giudizio sempre in sospeso… chissà perchè oltre alla fantastica sequenza onirica mi rimane impressa quella alla fiera tecnologica.

    1. il primo bluray non si scorda mai :-D… io invece ricordo alla perfezione qual è stato il mio primo dvd…
      a me resta impressa – oltre a quella finale – la scena del w.c., anche perché è una chiara citazione di Psycho…

  3. mi è piaciuto moltissimo, anche perché in tutta la claustrofobica ambientazione, le ossessioni del protagonista sono ben interpretate da un Hackman straordinario come sempre: e poi, il colpo noi scena finale è veramente una mazzata. Ottima la sceneggiatura !!!!!

    1. Sì ti do ragione su tutto: ambientazione claustrofobica (ottimo anche il lavoro sul sonoro, anche se nella recensione ho dimenticato di citarlo), Hackman straordinario e sceneggiatura ottima…
      Certo che è un film un pò datato, a maggior ragione essendo uscito l’anno scorso Snowden, di Oliver Stone, che è attualissimo… ma anch’esso difficilmente reggerà i quarant’anni di anzianità, vista la velocità con cui si muove il progresso tecnologico in campo di comunicazione e informatica…

  4. A mio avviso “La conversazione” è un film eccezionale. Nonostante la Palma d’oro, probabilmente è sempre stato sottovalutato per il fatto di essere stato realizzato fra i primi due capitoli della Trilogia de “Il Padrino” e anche perché la storia non è di semplice interpretazione. Ma la regia di Coppola, la sceneggiatura, un Gene Hackman sontuoso lo rendono un vero gioiellino da riscoprire.

    1. Sono d’accordo! Negli anni settanta Coppola non ha sbagliato un colpo… ha fatto 4 film e sono tutti e 4 eccezionali, anche se in modi diversi tra loro… è stato poi dopo che ha iniziato ad alternare alti e bassi…

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