Marcello! Come here! Hurry up!
Ci voleva il genio visionario di Fellini per omaggiare degnamente il fascino contradditorio della Roma indolente di fine anni Cinquanta, dalle borgate ai folleggianti club notturni, raffinata e mignotta, pagana e bigotta, forse più mito americano che realtà nostrana. Il nostro Speciale sul 70° Festival di Cannes pesca dal suo forziere un’altra pregiatissima Palma d’Oro italiana – dopo aver già affrontato la Palma delle Palme firmata da Visconti – uno dei capolavori di Federico Fellini, forse il più grande regista italiano mai esistito e certamente tra i più eccelsi cineasti a livello mondiale; La dolce vita è una celebrazione dolceamara dello stile di vita esagerato, snob, ridicolo e fanfarone del jet-set col suo ronzante nugolo di paparazzi, una storia sceneggiata senza soluzione di continuità in cui il popolino romano, devoto tanto alle star quanto alle statue, fa le sue incursioni pagliaccesche con i consueti, impagabili caratteristi dell’universo felliniano.
Scritta a più mani da Fellini, Flaiano e Pinelli, a cui vanno aggiunte le collaborazioni di Pasolini e Rondi, la bizzarra sceneggiatura (peraltro ampiamente rimaneggiata successivamente) non convinse il produttore De Laurentiis che la rigettò, lasciando così la gloria imperitura alla Cineriz di Angelo Rizzoli. La storia mette al centro le peregrinazioni notturne del giornalista scandalistico Marcello, interpretato da un cinico, mellifluo, elegantissimo Marcello Mastroianni, amato alla follia dalla fragile fidanzata Emma (Yvonne Furneaux) che cerca disperatamente le sue attenzioni reiterando tendenze suicide, mentre egli rincorre senza posa le dee notturne, sensuali e chic, che frequenta per il suo lavoro. Una Roma vintage e pacchiana, traslucida, fotografata divinamente da Otello Martelli con uno sfoggio di favolosi chiaroscuri, ottimamente restaurati da Cineteca Bologna in una recente edizione bluray.
La sequenza iniziale apre con una panoramica mozzafiato sulla capitale mentre due elicotteri la sorvolano, uno dei quali porta agganciata ad un cavo una statua del Cristo a braccia aperte. Gli elicotteri si soffermano sopra il tetto di un palazzo dove un gruppetto di avvenenti signore prende il sole e saluta con fare civettuolo. Ecco riassunta la verve allegramente dissacrante di Fellini, che lungi dal presentarsi come un fustigatore della moralità religiosa alla Dreyer, ci gioca in tono buffonesco cogliendone l’aspetto contradditorio e segretamente accomodante con il demonio della mondanità. Vedremo lo spettacolo patetico delle apparizioni miracolistiche, la mini processione privata per una attempata principessa. Ma vedremo anche la crisi del giusto Steiner (Alain Cuny), amico e punto di riferimento per Marcello, che con toni ben più cupi rimanda alla frantumazione di una illusoria serenità interiore.
Il Fellini più autenticamente carnale sta nelle forme giunoniche della diva Silvia (Anita Ekberg), scatenata nel suo ballo frenetico tra le vestigia dell’antica Roma, ululante nella campagna notturna a due passi da una lucente Triumph nera decappottabile, in posa nell’iconico bagno alla Fontana di Trevi. Un uomo ossessionato dalle donne, invaghito dalla sensualità femminile proprio come il protagonista Marcello, che le guarda inebetito come un voyeur (le mani di Mastroianni mimano la carezza ma non osano sfiorare il corpo della Ekberg immersa nella fontana come una dea) o dà libero sfogo gli impulsi più sfrenati (lo stesso Mastroianni che umilia la ragazza di campagna al party orgiastico in una villa di Fregene).
Notevole come di consueto la colonna sonora del maestro Nino Rota, della quale è rimasta scolpita nella memoria collettiva la celebre e suggestiva La bella malinconica, oltre all’atmosfera soffusa e struggente del Notturno o Mattutino. Ai brani originali del compositore si affiancano alcuni pezzi degli albori dei Roaring Sixties, tra cui uno scatenato rock’n roll di Adriano Celentano e il famoso cha cha cha Patricia di Pérez Prado, oltre a qualche gemma del repertorio classico dalla Toccata e Fuga di Bach al charleston Lola, dallo standard jazz Stormy Weather a un medley tra can can e Jingle Bells.
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La dolce vita (1960, Italia/Francia)
Regia: Federico Fellini
Soggetto e sceneggiatura: Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Brunello Rondi, Pier Paolo Pasolini (non accreditato)
Fotografia: Otello Martelli
Interpreti principali: Marcello Mastroianni (Marcello), Yvonne Furneaux (Emma), Anita Ekberg (Silvia), Anouk Aimée (Maddalena), Magali Noel (Fanny)
fellini, il regista più visionario e creativo che conosco. kubrik dopo di lui.amo fellini…
wow
Incredibilmente il giorno prima della pubblicazione di questo articolo avevo finalmente recuperato la visione di questa pellicola! Inquietante!
Il fil invece è MERAVIGLIOSO! Mi ha lasciato un sacco dentro, fantasie, sgradevolezza, disagio, erotismo, sogni…una marea di moti interiori!
Kalos
Eh eh coincidenza magica 🙂 Dici benissimo, La dolce vita arriva dentro e non lascia indifferenti; e l’effetto sconvolgimento interiore raggiunge il suo vertice con Otto e mezzo.
…che è il mio preferito di Fellini e che..niè…lacrime (-‘:
Kalos
Un capolavoro!