touch of modern: La figlia di Ryan, di David Lean

lafigliadiryan4Esattamente cento anni fa nasceva in Connecticut Robert Mitchum, icona del cinema classico hollywoodiano, scomparso nel 1997 a quasi ottant’anni di età.

Volto noto di molti western (La magnifica preda, El Dorado) e film di guerra (Duello nell’Atlantico, Il giorno più lungo), Mitchum deve la sua fama ad un altro genere, il noir, che lo vide assoluto protagonista tra gli anni Quaranta e, soprattutto, Cinquanta, a metà dei quali la sua carriera conoscerà l’apice, in corrispondenza dell’interpretazione del protagonista de La morte corre sul fiume, di Charles Laughton (1955). 

Negli anni Settanta interpreterà alcuni ruoli nei neo-noir della New Hollywood, tra cui il protagonista di Marlowe, il poliziotto privato, di Dick Richards (1975).

la figlia di ryanPer ricordare l’attore in questo anniversario parlerò di un film della sua maturità, La figlia di Ryan, girato dal regista inglese David Lean e uscito nel 1970.

In esso, Mitchum interpreta un ruolo atipico, ma dominando la scena e mostrando tutte le sue doti recitative anche in un momento “crepuscolare” della sua carriera (l’attore aveva allora superato i sessant’anni di età). Mitchum aveva detto di no a Franklin J. Schaffner (per il ruolo da protagonista di Patton, generale d’acciaio) per poter recitare in Ryan’s Daughter, una delle non poche scelte che lo tennero lontano dai riconoscimenti (collezionò soltanto una nomination agli Oscar, senza vincere il premio, in oltre cinquant’anni di carriera, in cui girò oltre un centinaio di film).

La pellicola racconta la storia di Rosy Ryan (l’ottima Sarah Miles), figlia del taverniere di una remota località dell’Irlanda occidentale, che si innamora del maestro del villaggio Charles Shaughnessy (Mitchum). L’insoddisfacente prima notte di nozze ed una serie di altre circostanze porteranno Rosy ad una condizione di infelicità che supererà soltanto con l’arrivo nel paesino di un ufficiale inglese, di cui si innamorerà.

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The West is the Best dicono gli irlandesi (occidentali) parlando dei magnifici paesaggi della costa che dà direttamente sull’Atlantico.

Ne La figlia di Ryan, David Lean ha di nuovo occasione per cimentarsi con la sua passione per i viaggi e la scoperta di magnifiche location, questa volta senza andare troppo lontano.

Dopo il clima tropicale dello Sri Lanka (Il ponte sul fiume Kwai), i deserti del Marocco e della Giordania (Lawrence d’Arabia) e i rigidi climi di Canada e Finlandia (Doctor Zhivago), questa volta al regista inglese basta attraversare il Mar d’Irlanda per far assaporare ai suoi spettatori i magnifici panorami delle Cliffs of Moher – che aprono il film in una suggestiva scena – e della contea di Kerry.

Ma La figlia di Ryan è ovviamente molto di più che un manifesto delle bellezze paesaggistiche irlandesi.

É la storia di una donna complessa e delle sue travagliate vicende di amore e infedeltà.

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Le donne dei film di Lean, del resto, non sono mai banali (dalla Laura di Breve incontro, alle due donne di Jurij ne Il dottor Zivago, fino alla coppia Adela – Mrs. Moore del successivo Passaggio in India).

Il debito di Robert Bolt, autore della sceneggiatura originale, nei confronti del capolavoro di Gustave Flaubert Madame Bovary, è abbastanza evidente, eppure ciò non intacca la riuscita del soggetto.

Come d’abitudine, Lean immerge il suo racconto nella Storia: la prima guerra mondiale (di cui in Irlanda arrivano soltanto lontane notizie tramite i giornali e i soldati inglesi che si avvicendano nel controllo dell’isola) e la lotta per l’indipendenza irlandese, una ribellione covata ormai da tempo, in attesa di esplodere.

Unico neo del film è la lunghezza eccessiva: Lean cerca il kolossal là dove non ce ne sono i presupposti, scontrandosi, ancora una volta, con una critica che in questa occasione non gliela fa passare liscia e che insieme all’insuccesso di pubblico (questo invece anomalo) lo porterà a star lontano dalla macchina da presa per un tempo lunghissimo (tornerà soltanto nel 1984, per dirigere il suo ultimo film, Passaggio in India).

Con una fotografia ancora una volta perfetta nell’esaltazione del paesaggio (anche grazie al continuo ricorso a piani lunghissimi) Freddie Young vince il suo terzo Oscar consecutivo per film girati con Lean. L’altra statuetta va a John Mills (attore non protagonista) per la davvero notevole interpretazione dello storpio e ritardato Michael.

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Ryan’s Daughter (1970, Gran Bretagna, 186 min)

Regia: David Lean

Soggetto e Sceneggiatura: Robert Bolt

Fotografia: Freddie Young

Musiche: Maurice Jarre

Interpreti principali: Sarah Miles (Rosy Ryan), Robert Mitchum (Charles Shaughnessy), Trevor Howard (padre Collins), Christopher Jones (maggiore Randolph Doryan), John Mills (Michael), Leo McKern (Thomas Ryan), Barry Foster (Tim O’Leary)

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10 pensieri riguardo “touch of modern: La figlia di Ryan, di David Lean

  1. Cerco da un po’ questo film, ma per una ragione o per l’altra non l’ho ancora recuperato. Ovviamente Lean è per me una quasi-garanzia, e anche Mitchum come attore non mi dispiace affatto, anzi trovo davvero un peccato che non gli sia mai stato riconosciuto IL premio cinematografico, neppure alla carriera. Se poi si aggiungono le scogliere di Moher… devo decisamente vederlo.

    1. eh sì, per un fan di Lean come te non può mancare… l’avevo visto nel periodo in cui avevo approfondito le opere di questo regista e personalmente mi era piaciuto molto, pur con qualche piccolo difettuccio che avevo riscontrato (come detto, la durata)…
      su Mitchum, ovviamente, sono d’accordo… è uno di quegli attori che bucano lo schermo, con un viso assolutamente cine-genico…

      1. Tra l’altro, forse (probabilmente) per il suo volto collegato al genere noir e avendo comunque recitato in vari western, ha interpretato il ruolo da protagonista in alcuni film che mescolano i due generi (western a tema noir, o noir ad ambientazione western, come si preferisce): Notte senza fine, Sangue sulla Luna, Poker di sangue.

    1. sì, è un film molto bello, anche e soprattutto da un punto di vista visivo, con una fotografia eccezionale, capace di esaltare i bellissimi paesaggi irlandesi…

      1. Infatti ricordo soprattutto la bellezza della fotografia…chissà che non me lo trovo in streaming coi sottotitoli…andrò a cercare…

  2. Vedendo le foto mi è venuta in mente l’ambientazione de “La cruna dell’ago” ma ho visto che sono girati in posti diversi.
    La faccenda degli Oscar a volte è così discutibile. A Mitchum niente e invece sì alla Hepburn per Vacanze Romane!

    1. Beh sì quello degli Oscar è un parametro assolutamente poco oggettivo per valutare attori o registi (basti dire che Kubrick non ha mai vinto un Oscar alla regia)… però per alcuni grandi attori che hanno fatto centinaia di film il fatto che non ne abbiano mai vinto uno è sicuramente curioso…
      Quanto alle location nella recensione ho dimenticato di precisare che le scene sulla spiaggia, che sono indubbiamente tra le più suggestive, sono girate in Sudafrica, mentre tutto il resto è ambientato in Irlanda… ma del resto David Lean era un genio delle location e non si preoccupava molto di spostare il set di 10.000 km alla volta (come fece per Il dottor Zivago, quando si spostò dalla Finlandia alla Spagna al Canada, in tempi in cui la mobilità non era semplice come ai giorni nostri, peraltro)…
      Grazie per il commento!

      1. Urca, è vero! Avevo guardato su imdb e non mi ero accorta del Sud Africa bensì di quelle dove dice ‘beach’ nelle contee Kerry e Clare. Beh se uno è un maestro come Lean può farti credere di essere al polo anche se sei all’equatore!

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