Durante la Guerra Civile americana, in Virginia, un gruppo di donne rimaste in collegio nonostante la vicinanza dei combattimenti accoglie un caporale nordista – quindi, un nemico – ferito e bisognoso di cure. Questo è l’incipit dell’ultima fatica di Sofia Coppola, rifacimento dell’omonimo film del 1971 (La notte brava del soldato Jonathan nella traduzione italiana), a sua volta ispirato ad un romanzo.
L’inganno è stato premiato al festival di Cannes per la regia e ha al suo attivo un cast di tutto rispetto, capace da solo di incuriosire lo spettatore, così come l’ambientazione chiusa ed estremamente “femminile”, potenziale innesco di interessanti approfondimenti psicologici. Inoltre, ovviamente, c’è la curiosità del raffronto con il suo predecessore.
Personalmente l’ho trovato senza infamia e senza lode. La storia è estremamente scarna e, pur non essendo necessariamente prevedibile, lascia una sensazione di vuotezza della trama che sarebbe stato necessario colmare in altre maniere. Se alla base si ha una vicenda povera quanto ad azione ed avvenimenti, ci sono però le potenzialità per un’interessante analisi psicologica dei personaggi. Analisi che, ritengo, non è stata portata avanti con sufficiente perizia, lasciandoci delle figure femminili solo abbozzate nei loro turbamenti, dubbi, rimorsi, e una figura maschile quasi macchiettistica e non drammatica come avrebbe potuto. Sono consapevole che un maggiore approfondimento avrebbe richiesto un minutaggio ulteriore, con il rischio di annoiare lo spettatore, ma in questo modo si è comunque incorsi in lunghi periodi di stanca senza avere una motivazione che li compensasse.
Nicole Kidman è brava come sempre, ma certamente non alla sua miglior performance. Kirsten Dunst – l’attrice feticcio di Sofia Coppola – non brilla particolarmente. Leggermente più interessante risulta Elle Fanning, mentre è forse la sorpresa maggiore l’interpretazione della giovane Oona Laurence. Dei buoni nomi che purtroppo non sono stati sfruttati come si sarebbe potuto, dato che nessuna figura emerge particolarmente. Nel complesso siamo di fronte alle donne frustrate e sessualmente represse, vittime degli eventi, cui la Coppola sembra particolarmente legata. Colin Farrell, non il miglior attore in circolazione a mio avviso, non se la cava neppure male, ma volete mettere con il rude machismo di Clint Eastwood nel film del 1971?
Un elemento positivo è la ricostruzione degli interni, piuttosto curata e sufficientemente claustrofobica come richiedeva la storia narrata. La perenne penombra in cui tutto sembra essere avvolto contribuisce ad accentuare il senso di disagio, così come gli esterni, che paiono freddi anche quando rischiarati dalla luce del sole. Buoni anche i costumi – elemento cui la Coppola presta sempre grande attenzione – sfarzosi ma rigidi come richiesto dall’educazione dell’epoca.
Tutto sommato il film non è un brutto film, nonostante la mia analisi fino a questo momento potesse far pensare a ciò. Semplicemente, è un film che aveva delle potenzialità maggiori di quelle che si sono alla fine sfruttate e che risulta perciò soporifero a tratti.
___
The Beguiled (2017, USA, 93 min)
Regia: Sofia Coppola
Interpreti principali: Colin Farrell (caporale McBurney), Nicole Kidman (Miss Martha), Kirsten Dunst (Edwina), Elle Fanning (Alicia), Oona Laurence (Amy), Angourie Rice (Jane), Addison Riecke (Marie), Emma Howard (Emily)
Mmmm già il trailer “mi puzzava”, ma ora sono quasi deciso ad ignorare il film. Semmai mi vado a ripescare l’originale 😛
Il confronto con l’originale è impietoso per la Coppola, che, secondo me ha lavorato di censura nei confronti del capolavoro di Siegel. So bene che ogni film va giudicato per se stesso, ma, come ho scritto, un originale così importante non può che costituire un termine di paragone ineludibile, purtroppo per lei: dire deludente è poco!
Non mi ispira per niente, ho letto tantissime critiche e già il trailer mi lascia perplessa.
92 minuti che sembrano 180 😂
Invece su “The Beguiled” non concordo… https://matavitatau.wordpress.com/2017/09/22/the-beguiled-linganno/