Prosegue la nostra classifica dei migliori film western di sempre, ovviamente secondo il nostro sindacabile giudizio! Come al solito, sono ben accetti pareri e commenti: avreste inserito le tre opere di cui parliamo qui?
Negli anni 2000 ormai il genere sembra aver già offerto al pubblico tutto quello che poteva offrire (non è una problematica del solo western, in realtà), ma il buon Tarantino – non nuovo ad opere che spiazzano completamente lo spettatore – sembra dirci che ci sono ancora margini di manovra. Django Unchained è effettivamente una ventata di novità, non tanto per il tema o il protagonista nero come ben sa chi è appassionato del genere, quanto per la sua capacità narrativa e di intrattenimento. Se c’è un merito che non si può negare a Quentin è quello di saper attirare le folle nelle sale, cosa che è avvenuta anche in questo caso e anche tra i non appassionati di western.
Sebbene funestato da grossolani svarioni storici (i più gravi dei quali, forse, sono non conoscere le date della guerra civile americana e far utilizzare la dinamite prima della sua invenzione), la pellicola è puro intrattenimento. Il tema dello schiavismo negli Stati Uniti, delicato e molto serio, viene trattato in maniera leggera e scoppiettante ma senza sminuirlo, e la lunga durata della pellicola si percepisce appena (forse si avverte un lieve calo di tensione nella parte finale).
Innegabili pregi: la recitazione del cast, su tutti Christoph Waltz e Samuel L. Jackson (ma non voglio mettere in ombra Jamie Foxx e Leonardo DiCaprio); le citazioni ad opere precedenti, che fanno andare i fan in brodo di giuggiole; la colonna sonora, come sempre curata nel dettaglio da Tarantino, sebbene a volte “sovrabbondante”. Elemento che suscita perplessità: l’alternanza di veridica difficoltà a centrare il bersaglio in certi momenti e di una mira infallibile in altri. Come sempre nella filmografia del regista… ci sarà sangue.
Duello al sole (Duel in the Sun) è un titolo intramontabile, la cui fama è legata al suo erotismo prorompente quanto alla sua qualità. I suoi contenuti sessuali gli causarono un po’ di problemi in fase di distribuzione, ma si sa che una pubblicità – anche se negativa – è sempre una pubblicità. King Vidor, regista con una filmografia notevole e non nuovo al genere, ci narra la storia della mezzosangue Pearl, che viene ospitata da una ricca famiglia nel suo ranch e che riesce a conturbare i figli del proprietario (e non solo loro).
Legami si intrecciano e si sfaldano, amore e odio si mescolano, quasi come in una telenovela. La psicologia dei personaggi è sottilmente analizzata e sopra a tutto emerge la confusione mentale della donna, combattuta tra troppe scelte e oggetto di troppe attenzioni, sia positive che negative. Ma questo è il West, bellezza, e tutto non può che finire con un duello. E proprio il duello è l’elemento di massima innovazione della pellicola, in quanto a scontrarsi sono – forse per la prima volta – un uomo e una donna.
Il cast è pieno di nomi titolati, che danno lustro e qualità al film: Joseph Cotten e Gregory Peck sono i due fratelli; Lyonel Barrymore e Lillian Gish i loro genitori; Charles Bickford, Harry Carey e Walter Huston aggiungono le loro gustose interpretazioni in ruoli da comprimari; infine, Jennifer Jones è Pearl, disprezzata per il suo sangue indiano, amata per la sua bellezza, tormentata per i suoi sentimenti contrastanti. Non certo la prima figura di donna forte della frontiera, né l’ultima, ma certamente una di quelle da aggiungere all’elenco dei personaggi femminili tosti del western, benché decisamente vittima dei propri turbamenti amorosi.
Un Kirk Douglas meno gigionesco del solito offre ne Il grande cielo (The Big Sky) un’eccellente interpretazione per la regia di Hawks, vero maestro del genere western. Siamo a inizio Ottocento, quando la frontiera oltre il Missouri è ancora semi-inesplorata ed è il regno, oltre che dei nativi, dei cacciatori di pellicce. Una spedizione in cerca di potenziali guadagni decide di risalire il corso del fiume per commerciare con le tribù dell’interno.
Le atmosfere, i luoghi incontaminati, la magnifica fotografia di Russell Harlan, trasmettono un’aura quasi fiabesca alla pellicola e ci regalano un’immersione nell’America che fu come raramente se ne sono viste sul grande schermo. Nonostante ciò, non mancano i momenti adrenalinici, dato che lo sparuto gruppo di bianchi è decisamente in inferiorità numerica in un vastissimo territorio dominato dagli indiani. Tra le tante memorabili, segnalo solo la scena del taglio del dito, magistralmente carica di tensione, che pare fece rimpiangere a John Wayne di aver rifiutato il ruolo da protagonista nella pellicola.
Oltre a Douglas, convincenti sono anche gli altri attori, che ci regalano un’umanità colorita e sfaccettata; centrale il tema del cameratismo e dell’unione che fa la forza, a dispetto delle divergenze; molto interessanti risultano gli scambi e i dialoghi tra personaggi di origine differente: inglese, francese, indigena. A tutto ciò si uniscono gli immancabili intrecci sentimentali, che contribuiranno a complicare la situazione. Insomma, un’opera forse non tra le più celebri del genere, ma che merita di essere ricordata.
Un Howard Hawks diverso dai soliti, a meno che il dollaro d’onore non spunti nelle prossime puntate 😉
Come abbiamo detto nell’articolo introduttivo alla Top 20, non inseriremo “Un dollaro d’onore” (e altri capolavori), perché ne abbiamo già parlato in singoli articoli in passato. 🙂
“Il grande cielo” mi piace moltissimo, e ci sta anche inserire in classifica il Django di Tarantino, alla 17 va bene, anche perchè il genere è vastissimo e mi aspetto nomi grossissimi in arrivo 😉 Cheers
Sì Django U. ci sta… La prima parte la trovo fenomenale, il personaggio di Waltz mi fa davvero impazzire… per non parlare della scena del ku klux klan…
Il grande cielo di Hawks è la più recente delle mie scoperte (ovviamente la segnalazione mi è arrivata dal buon Mattia :-D) ed è veramente un grande film! Purtroppo circola una edizione dvd indegna, speriamo ne facciano quanto prima un restauro…