Top 20 western (dal n.14 al n.12)

western top20 10E dunque abbiamo già scaricato i primi sei colpi del tamburo, non resta che tirare dritti su su per la mulattiera fino alla sommità del canyon… Spira un vento polveroso, calate il cappello e tirate su il bavaglio, andiamo a stanare i prossimi tre titoli; si inizia con un classicone della gloriosa casa di produzione Hecht-Lancaster, quindi un atipico e rivoluzionario “autoriale” anni ’70 e per concludere il trittico quello che io reputo l’ultimo grande western di frontiera.

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Vera_cruzIo sono un amante del western classico dove frontiera, amore e morte si intrecciano voluttuosamente. Questo genere ha i suoi eroi canonici e tra di essi vi è l’immarcescibile Gary Cooper, che in questo Vera Cruz (1954) è piuttosto incanutito, uno che non ha mai potuto sporcare troppo la sua immagine e che anche nei panni di un avventuriero mercenario non poteva che venirne fuori come un cavaliere senza macchia. Accanto a lui quello che secondo me è il pezzo forte del film, quell’acrobata dal sorriso marmoreo di nome Burt Lancaster; lui invece un divo (e un grande attore) che non ha mai temuto l’ambiguità. Questa formidabile coppia si instaura per caso nella sequenza che secondo me rimane almeno da un punto di vista estetico la più bella del film, quella iniziale, e si trova gettata per una serie di circostanze nel bel mezzo della rivoluzione juarista che imperversava nel Messico governato dall’imperatore Massimilano D’Asburgo. Sfoggiando scenografie e costumi molto curati (la costumista Norma Koch lavorò spesso con Aldrich, vincendo l’Oscar nel ’62 con Che fine ha fatto Baby Jane?), questa avventura messicana di Aldrich narra di amicizia e tradimenti, oro e Winchester e rimarrà sempre un pezzo da novanta tra i cult del genere. Immancabile qualche tocco di colore mariachi.

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mccabeandmrsmillerIncantevole western, impastato di fango e gelo, dove ogni cosa è al posto giusto, frutto di un perfetto concerto di ispirazioni; la sempre geniale regia di Altman sposa la perfetta sceneggiatura ispirata a un romanzetto pain & gain, scritta dal regista insieme all’autore televisivo Brian McKay; la fotografia struggente e delicata di sua maestà Vilmos Zsigmond che diffonde di rossa fiamma gli interni e impallidisce al livido orizzonte innevato; le magiche cantilene sugli arpeggi di Leonard Cohen; l’ottima verve di Warren Beatty e Julie Christie, coppia affiatatissima; una scenografia realistica, robusta, lignea, fatta di passerelle sui pantani, ponti sospesi, rozzi banconi e tavoli da gioco poco illuminati curata pluralmente da Al Locatelli, Philip Thomas e Leon Ericksen.
La neve ammanta, silenziosa e immacolata, la morte imminente in un finale nei canoni del duello risolutore, ma poeticamente connotato dalla dolente interruzione di una storia d’amore appena uscita dal bozzolo, tra due caratteri fieri e apparentemente immuni al sentimento. Western invernale, caldo dentro come un sorso di whisky davanti al fuoco.
Per chi come me ha amato la serie tv Deadwood (impietosamente mozzata dalla HBO alla terza stagione, sigh!) non sarà difficile scorgere i numerosi spunti visivi e narrativi da cui ha tratto ispirazione lo showrunner David Milch.
Uno dei tanti gioielli nel cinema di Altman, un regista che è sempre rimasto (ben volentieri) un po’ ai margini di Hollywood, così come oggi resta ai margini delle chiacchiere da caffé sulla settima arte e – sciaguratamente – ai margini del mercato home video. Robert Altman, il margine prezioso, quella zona d’ombra dove stanno a loro agio gli amanti del buon cinema.

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balla-coi-lupiSappiamo tutti qual è la pietra tombale del genere western, è datata 1992 e si intitola Gli Spietati. Ma prima del colpo di grazia del vecchio Clint, c’è stato quello che secondo me è l’ultimo maestoso, classico western di frontiera, Balla coi lupi (1990), girato con inaspettata maestria dal divo Kevin Costner. Il film mette in scena la storia del tenente nordista John Dunbar il quale dopo esser fuggito dall’ospedale di campo dove stavano per amputargli la gamba decide di finire eroicamente i suoi giorni con un atto di inaudito coraggio lanciandosi a rotta di collo verso le linee nemiche. Destino vuole che nessuno dei proiettili sparati dalle retrovie sudiste centri il bersagio, spalancando le porte della gloria militare e la prospettiva di una operazione chirurgica quale premio del suo diretto superiore. Guarito dalla ferita, a Dunbar viene concessa facoltà di scegliere la propria destinazione e contro ogni logica carrieristica opta per lo sperduto avamposto di Fort Sedgewick, in pieno territorio Sioux; ben presto ci troviamo immersi con il protagonista nel brullo e sconfinato paesaggio della frontiera americana, dove per la prima parte del film assistiamo al lento fluire di giorni alla Robinson Crusoe, con l’unica compagnia di un laconico lupo bonario in seguito battezzato Due Calzini. Il soldato Dunbar subirà il profondo cambiamento dovuto al contatto diretto con la natura selvaggia e alla saggezza antica della vicina tribù Sioux, con cui intesserà pazientemente un rapporto destinato a fratellanza indissolubile e grazie al quale troverà anche l’amore della bianca indianizzata Alzata Con Pugno. Oltre ad alcune scene davvero epiche come quelle della caccia al bisonte, girate con l’aiuto del regista Kevin Reynolds, il film vanta una nitida fotografia (realizzata dall’australiano Dean Semler) e soprattutto una magnifica colonna sonora firmata da John Barry; è una storia di pazienza e di sentimento, di lealtà e tempra d’animo, di una crudezza forse oggi superata ma che all’epoca lasciò il segno. Distribuito malissimo in Italia, il dvd è ormai introvabile e l’ultima edizione blu-ray uscita per WB Italia è una 20th Anniversary Edition limitata alla versione cinematografica di 181 minuti. Personalmente ho recuperato la buona edizione blu-ray francese che contiene la versione extended di 204 min. (la director’s di 234 min. è disponibile solo per la region A, quella statunitense) con qualità immagine e audio eccellenti; l’audio chiaramente è quello originale inglese (ce la possiamo fare), però quanto ai sottotitoli – fondamentali per i numerosi dialoghi lakota – me la son dovuta cavare col mio francese comsì comsà. Qua per non rassegnarsi al mutilo, scarso mercato home video nostrano tocca studiar le lingue, ragazzi.

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11 pensieri riguardo “Top 20 western (dal n.14 al n.12)

  1. Madonna quando è bello “Vera Cruz”, Aldrich aveva un modo di girare spiccio e diretto ma efficacissimo, per questo gli dobbiamo tanti capolavori. Ecco invece il film di Robert Altman mi manca, purtroppo non ho visto tutti i film di questo regista, una volta mi dovrei mettere d’impegno e recuperare quelli che mi mancano.

    Mentre invece sono legatissimo a “Balla coi lupi”, penso sia uno dei primi film che ho visto al cinema in vita mia, ogni volta che lo riguardo mi piace un po’ di più 😉 Cheers!

    1. Ah ti consiglio fortemente la visione del film di Altman! Un giorno vorrei creare una class action cinefila per sbloccare e comprare i diritti cinematografici esclusivi di tutta la sua filmografia e fare edizioni home video coi fiocchi 😀

  2. verissimo, per supplire alle mancanze della distribuzione ci tocca studiare (o ripassare) le lingue…
    Balla coi lupi è da tantissimo che non lo vedo, forse addirittura da alcuni passaggi tv degli anni Novanta, quando però ero troppo giovincello per poterlo apprezzare… infatti non ne ho un gran buon ricordo, ma sicuramente ciò è dovuto alla mia giovane (di allora) età…
    quindi un film sicuramente da rivedere, se me lo mettete nella dozzina di testa…

    1. Ebbene lo confesso: l’ho rivalutato moltissimo proprio nel fare questa top 20, in cui è rientrato soprattutto grazie all’endorsment di Aussie 😀 Rivendendolo mi ha emozionato proprio tanto!!

  3. Condivido l’appello finale: capitandomi di vedere film da ogni parte del mondo, ormai bisogna masticare l’inglese come minimo, ma pure il francese è utile. Perché in Francia hanno una distribuzione tipo un milione di volte migliore rispetto alla nostra…
    Anch’io, come Cassidy, ho visto “Balla coi lupi” al cinema, ma se da una parte mi piacque tantissimo… dall’altra uscii furioso dalla sala. Ero innamorato della scena in cui Costner alza il fucile al tramonto, sequenza meravigliosa che spopolava nei trailer in TV… ma al cinema non c’era! (la puoi vedere qui.)
    Ero nervoso da morire, era in pratica la scena che aspettai per tutto il film, ma quando anni dopo uscì la versione estesa ormai non mi interessava più. (Confesso di non ricordare se ho mai rivisto il film, dopo la visione in sala!)
    Non sapevo della pessima distribuzione anche in home video: se mi capiterà la VHS nelle mie cacce fra bancarelle la prenderò subito ^_^

    1. Guarda, ti posso già dire che quella scena – davvero bella e significativa in effetti – non c’è nemmeno nella extended cut francese :-O Quindi o ti prendi il region A statunitense (con lettore adeguato), o te lo vai a guardare direttamente negli USA 😉

  4. Lavorare a questa Top20 mi sta facendo realizzare sempre di più quanto il genere western abbia saputo essere variegato e stimolante. Troppo spesso mi è toccato spiegare a dei non appassionati che i film western “non sono tutti uguali” e che esistono tantissimi possibili argomenti, trame e modi di svilupparli. Basterebbe guardare la terzina proposta qui per rendersi conto delle numerose sfaccettature del genere.

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