Top 20 western (n.7 e n.6)

Top20 western 7-6Un’altra puntata della nostra classifica dei film western più meritevoli. Una lunga cavalcata che ci sta portando vicini al traguardo. Questa volta ci occupiamo di due opere che, al di là dell’averle scelte con Paolo per questa classifica, sono nel mio personale Olimpo delle migliori pellicole di genere e il cui valore, mi auguro, trasparirà almeno un po’ dalle recensioni. Buona lettura (e visione)!

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Top20 western 03 1Quello che è uno dei maestri indiscussi del genere dirige due delle star che più si sono dedicate a Stetson e Colt, ovvero John Wayne e James Stewart. Il primo rappresenta il rancher, il rude uomo di frontiera, l’esemplare del passato, indurito dalla vita nei villaggi senza legge del West; il secondo è un giovane avvocato giunto da poco in paese, pieno di belle speranze e volto con la mente al dopo, a quando anche quei territori selvaggi verranno domati dalle leggi. Il vero motore della vicenda, però, come suggerisce il titolo, è Liberty Valance, il criminale che spadroneggia nella piccola cittadina. Interpretato da un convincente Lee Marvin, Valance rappresenta tutto ciò che è necessario seppellire per giungere al futuro agognato dall’avvocato, è in un certo senso l’incarnazione stessa della vita di frontiera priva di scrupoli morali ed ordine. Ma, per porre fine a tutto ciò, il futuro – l’avvocato – non potrà che appellarsi all’aiuto del passato – il rancher. A fare da sfondo, la storia d’amore a tre con la bella interpretata da Vera Miles.

Pur essendo un lungo flashback – la vicenda inizia infatti 25 anni dopo gli eventi principali – L’uomo che uccise Liberty Valance (The Man Who Shot Liberty Valance) riesce ad essere estremamente accattivante benché abbia già svelato nel prologo parte di quanto accadrà. Il regista, a dispetto del suo caratteraccio e delle diatribe con Wayne, che pure apprezzava, dirige il cast con maestria, inclusi i numerosi comprimari di spessore. Viene dato il giusto peso alla caratterizzazione dei personaggi e ai loro valori, accentuando il tono crepuscolare del film, che ben traspare dalle scene iniziali ma che permea tutta la pellicola. E, centrale e fondamentale, è il ruolo del mito nel forgiare la Storia.

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Allontanandosi dagli ampi spazi delle pianure e dei deserti, cui ci aveva abituati più volte in passato, Ford si concentra sull’ambiente “urbano”, gestendo con maestria gli spazi ristretti in cui fa agire i suoi personaggi. Una simile, voluta, limitazione ambientale è quasi claustrofobica, precorritrice di un inevitabile passaggio dalla vita all’aperto e nella natura (quasi) incontaminata ad una racchiusa nell’alveo della cosiddetta civiltà.

Niente da dire sulla qualità tecnica del film, le capacità di Ford non si discutono, ma personalmente a colpirmi maggiormente è stata la vicenda in sé, la capacità di narrare quella che rimane per me una delle storie più interessanti del cinema western, semplice ma incisiva.

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Top20 western 03 3È sempre difficile parlare del proprio film preferito in maniera obiettiva, per questo non farò altro che profondere elogi sperticati. Sebbene sia stato Per un pugno di dollari a lanciare sia Leone che lo spaghetti western, è indubbio che questo terzo film della “trilogia del dollaro” mostri un maggiore livello di maturazione e punti più in alto quanto ad epicità e complessità narrativa.

Tre persone sono alla ricerca di un carico di dollari nascosti da un soldato confederato ormai deceduto e sono disposte a tutto per ottenerlo, incluso naturalmente sbarazzarsi degli altri due. Ciò che rende intrigante la narrazione è la presenza della guerra civile sullo sfondo e, soprattutto, il continuo incontrarsi/scontrarsi/perdersi dei tre protagonisti. Il finale, poi, è qualcosa di talmente memorabile ed originale da essere giustamente reputato ancora oggi un esempio di capacità registiche. Una tensione narrativa non indifferente, un volutamente lungo gioco di sguardi – a tratti quasi straniante nella sua apparente interminabilità –, un crescere di aspettative fino al climax finale e all’ennesima, geniale trovata.

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Il pregio maggiore della pellicola, per me, è la sceneggiatura, in particolare i dialoghi. Quasi ogni frase meriterebbe di essere inserita in un libro sulle citazioni più meritevoli della storia del cinema (o perlomeno di questo genere).

I tre attori principali sono molto abili nel rendere i tratti psicologi dei loro personaggi, anche se tra Clint Eastwood, Lee Van Cleef ed Eli Wallach è senza dubbio quest’ultimo quello più convincente e poliedrico, con una parlantina e una mimica facciale perfette per la parte in cui è calato.

Non posso non citare, ovviamente, la colonna sonora di Ennio Morricone, a mio avviso nel podio tra quelle del grande compositore. Oltre alla qualità delle composizioni in sé e per sé, è degna di nota anche la capacità del regista di servirsene in maniera magistrale: ditemi se questa scena non è una delle migliori combinazioni immagine/musica che avete mai visto in un film.

Insomma, non mi stupisco se Il buono, il brutto, il cattivo è da molti considerato il miglior western mai girato, pur con il suo aspetto più “casereccio” rispetto alle blasonate produzioni hollywoodiane.

<<< [Posizioni 9 e 8]

>>> [Posizione n. 5]

3 pensieri riguardo “Top 20 western (n.7 e n.6)

  1. No vabbè, ma così è troppo però! Già da solo “L’uomo che uccise Liberty Valance” mi colpisce al cuore, insieme a “Il buono, il brutto e il cattivo” poi si va davvero oltre 😉 Uno potrebbe essere il film per cui ho iniziato ad amare il cinema, l’altro quello che ho capito che sarebbe stato un lungo amore. Non aspettarti nulla di sensato da questo mio commento (perché, di solito?) perché oggi mi hai colpito al cuore Ramon, anche se quello era un altro western di Leone 😉 Cheers!

  2. mamma come stiamo salendo di livello…
    non che quelli prima fossero dei filmetti, beninteso… ma qui stiamo entrando nel gotha…
    immagino che sia stata dura per te inserire il film di Leone “solo” al sesto posto… sarei curioso di conoscere i retroscena della classifica, le lotte tra te e Paolo… 😉
    e poi vabbè, L’estasi dell’oro… giù il cappello!!

    1. Ovviamente per me Il BBC sarebbe al primo posto e basta, ma il bello del fare la classifica a due è che bisogna un attimo fare delle concessioni da entrambe le parti, ad esempio penso che Paolo non avrebbe messo “I magnifici sette”, se non avessi insistito. E poi, oltre ai gusti personali, si deve considerare anche il valore e l’importanza delle opere nella maniera più obiettiva possibile. Certi film, semplicemente, non si possono non mettere.
      Per inciso, non vedo l’ora di leggere altre eventuali Top 20 ad opera tua.

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