Quell’assurda decina: #1 – The Lobster, di Yorgos Lanthimos

the lobster 1Il primo film in lingua inglese di Yorgos Lanthimos è una pellicola distopica pura, con un minimo appiglio al fantasy, molto suggestiva e dal taglio fortemente autoriale. È una pungente satira della vita di coppia, nascosta dietro lo scenario surreale di un futuro in cui la vita da single è bandita, fino a ritenerla una pratica inumana che merita la trasformazione del trasgressore in animale.

Siamo in un futuro distopico in cui i single vengono catturati e portati in un hotel in cui devono trovare un partner entro un termine di quarantacinque giorni. Se non lo fanno, sono condannati ad essere trasformati in un animale a loro scelta. David, il protagonista, giunge nell’hotel dopo che la moglie lo ha lasciato. Dopo aver fatto amicizia con due uomini, anch’essi single, David prova a trovare una compagna, invano.

Il presupposto alla base del rapporto di coppia, quello di avere aspetti o interessi in comune, non riesce infatti a svilupparsi con nessuna delle ospiti femminili dell’albergo. Gli occupanti hanno peraltro la chance di allungare la loro permanenza (e dunque ritardare la trasformazione in animali nel caso in cui non abbiano trovato un compagno o una compagna) andando a caccia dei single che si danno alla macchia nel bosco vicino all’hotel. Per ciascun single catturato la permanenza nella struttura viene prolungata, mentre la propaganda che esalta i vantaggi della vita di coppia continua a bombardare gli ospiti…

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La sceneggiatura originale di The Lobster, opera dello stesso Lanthimos e di Efthymis Filippou, è estremamente suggestiva – forse anche troppo – e regala una storia davvero affascinante di un cinema che sempre meno spesso riesce ad affacciarsi sul palco delle grandi produzioni. Premiata come miglior sceneggiatura agli European Film Awards è stata anche candidata all’Oscar nella medesima categoria. Tra gli altri riconoscimenti ricevuti dal film spicca il Premio della giuria al Festival di Cannes (e dove se non a Cannes poteva essere apprezzata un’opera come questa?).

Dopo Kynodontas Lanthimos si conferma uno dei registi più stravaganti, ma anche stimolanti del panorama europeo, una sorta di erede spirituale di quello che fu il Von Trier degli anni Novanta e Duemila, crudo, cinico e freddo. Con la differenza che in questo caso non abbiamo di fronte un cineasta nordico, ma un insospettabile greco di Atene, il cui sangue mediterraneo sembra essersi raggelato nelle vene.

Di certo c’è che Lanthimos non fa nulla per farsi piacere dal grande pubblico ed anzi impone una recitazione dimessa, apatica ai suoi attori, nascosti nell’anonimato di personaggi di cui non si conoscono le generalità, con l’unica eccezione del protagonista, David, un Colin Farrell perfettamente calato nella parte e saggiamente alla ricerca della gloria nel cinema d’essai, dopo essersi riempito le tasche di dollari con il mainstream.

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Al suo fianco -e presumibilmente mossi dalle stesse intenzioni- attrici di livello come Rachel Weisz e Léa Seydoux e caratteristi d’altri tempi come John C. Reilly e Roger Ashton-Griffiths.

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The Lobster (2015, Grecia / Regno Unito / Irlanda / Paesi Bassi / Francia, 119 min)

Regia: Yorgos Lanthimos

Sceneggiatura: Efthymis Filippou, Yorgos Lanthimos

Fotografia: Thimios Bakatakis

Interpreti principali: Colin Farrell (David), Rachel Weisz (donna miope), Olivia Colman (direttrice hotel), Ariane Labed (cameriera), Angeliki Papoulia (donna senza cuore), John C. Reilly (uomo con la zeppola), Léa Seydoux (donna leader)

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16 pensieri riguardo “Quell’assurda decina: #1 – The Lobster, di Yorgos Lanthimos

  1. Molto suggestivo, io lo vidi in condizioni tutt’altro che favorevoli (un cinema all’aperto con le macchine che passavano a tipo cinque metri da dove ero seduto) ma la sua atmosfera é qualcosa di veramente avviluppante.

    1. eh, certo che il contesto fa tanto, quando guardi un film di questo tipo… ci andrebbe un po’ di isolamento… ma se sei riuscito ad apprezzarlo ugualmente vuol dire che hai una buona capacità di concentrazione ( a differenza del sottoscritto 😀 )

  2. Surreale e inquietante, poetico e drammatico al tempo steso. Quando lo vidi rimasi incredulo che si potessero fare dei prodotti con tale originalità. Tra l’altro la morale nasconde una bellissima metafora sull’amore e sull’appartenenza all’altro, come dimostra il finale. Capolavoro !

  3. Meraviglia, questo lo conoscevo solo di nome e non sapevo che trattasse un argomento così interessante (ma messo sotto un profilo “fuori di testa / metaforico”). Bello, lo recupero.

    Moz-

    1. La prima parte probabilmente colpisce di più per la sua originalità, che spiazza lo spettatore, ma trovo che anche il finale nel bosco sia molto efficace…

      1. Si, si, lo è, però la seconda parte è quasi una “convenzionale” storia d’amore proibita e quindi da tenere nascosta. Il finale invece torna ad essere fortissimo (e terrificante)!

Commenti

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