Iniziamo col dire che Alex Garland è tutt’altro che un tipo poco originale. Prima di dedicarsi al cinema aveva scritto alcuni romanzi, uno dei quali è diventato il soggetto di un film di successo di Danny Boyle, The Beach, con Leonardo Di Caprio nei panni del protagonista. Garland ha collaborato nuovamente con Boyle – che evidentemente aveva trovato in lui una succosa fonte di idee – scrivendogli due sceneggiature originali, quelle di 28 giorni dopo e Sunshine.
Il primo film scritto e diretto da Garland è invece Ex Machina, pellicola che ha riscosso un discreto consenso di pubblico e critica. Smarrita in parte la vena creativa che lo caratterizzava (almeno per quanto riguarda i soggetti originali), Garland dirige il suo secondo lungometraggio basandosi su un romanzo altrui, quello omonimo di Jeff VanderMeer, da cui ricava una sceneggiatura che comunque si discosta in più punti dall’opera dello scrittore americano.
Annientamento è un film che attinge a piene mani dal foltissimo repertorio dei capisaldi della fantascienza. Evidente il richiamo allo Stalker di Andrej Tarkovskij, ma anche a L’invasione degli ultracorpi, capolavoro del 1956 di Don Siegel. Ce ne sarebbero anche degli altri da citare, ma è soprattutto nei confronti del film russo che Annientamento si rivela debitore, con un piccolo particolare: Garland non è Tarkovskij e Annihilation, per quanto accattivante, è una roba inqualificabile se paragonato a Stalker. O almeno: Annihilation sembra Stalker-se-fosse-stato-girato-in-America.
Lasciamo stare il fatto che mancano totalmente le atmosfere e la straordinaria fotografia del capolavoro sovietico (i tentativi di emulare le location stalkeriane, inquadrando qua e là qualche pozza d’acqua, sono invero imbarazzanti). La differenza più grande è che mentre Tarkovskij riusciva nel difficilissimo compito di creare una tensione pressoché perfetta senza far mai accadere nulla, Garland fa esattamente il contrario (come ci si aspetterebbe da un film americano): ossia fa succedere un po’ di tutto per tenere sempre costante quella stessa tensione.
A Tarkovskij bastava inquadrare un cane randagio finito chissà per quale motivo nella Zona; Garland ha bisogno di un orso mutante che replica le parole di un essere umano.
Tarkovskij faceva lanciare allo Stalker delle esche abbastanza elementari (dadi di ferro legati ad un pezzo di stoffa bianca) per verificare che non ci fossero trappole in mezzo alla boscaglia; Garland fa avanzare le sue cinque paladine con i mitra spianati.
La differenza tra i due film sta sostanzialmente in tante piccole cose come queste.
Ma del resto Stalker è Stalker e Annihilation è Annihilation, e un’analisi meramente comparativa sarebbe forse ingiusta nei confronti di un film che sicuramente non nasce con l’ambizione di spodestare dal suo inattaccabile primato uno dei capolavori della fantascienza del Novecento.
Il problema è che analizzando il film di Garland di per sé, oltre a mettere in rilievo l’utilizzo efficace del flashback e la buona prova di Natalie Portman nel ruolo della protagonista, il rischio è che di Annihilation vengano a rilevare più le tematiche produttive e distributive che quelle inerenti i contenuti e lo stile.
E così quest’opera rimarrà nella nostra memoria più per la distribuzione ibrida che ha avuto, che per i temi o gli stili (che sono, appunto, quelli di Stalker, ma un po’ pasticciati): uscita nei cinema in tre Paesi soltanto (USA, Canada e Cina), nel resto del mondo la pellicola è stata distribuita in streaming da Netflix a seguito di un accordo tra quest’ultima e la Paramount (e le altre case produttrici del film).
Al di là della voglia di Netflix di emergere e di accaparrarsi prodotti di richiamo anche nel comparto dei film – oltre che in quello delle serie tv, in cui è già leader – questa scelta distributiva ci dice che le case di produzione americane hanno probabilmente un certo timore nel far uscire nei cinema europei prodotti di questo tipo. Un timore forse ingiustificato – almeno economicamente – dato che il film ha comunque avuto una discreta eco mediatica e folle di adoratori, soprattutto tra i giovani (quelli che molto probabilmente non hanno mai visto i classici della fantascienza, Stalker in primis).
Inoltre, il fatto che il romanzo da cui è tratto Annientamento sia il primo capitolo di una trilogia depone per il probabile avvento di uno o più seguiti, il che avvicina il film di Garland a un altro Netflix Original uscito più o meno nello stesso periodo (primo trimestre del 2018): The Cloverfield Paradox. Se in questi anni già il grande schermo – soprattutto nell’ambito dei cinecomic, del fantasy e dei film d’animazione – è stato infestato dal virus della sequelizzazione selvaggia, prodotti come questi tendono sempre più ad amalgamare la settima arte al mondo del piccolo schermo, avvicinando il film alla serie tv, e talvolta sacrificando la qualità del prodotto singolo in ottica di un possibile futuro guadagno derivante dallo sviluppo di un franchise.
Forse non è il caso di Annientamento, o forse lo sarà. Sta di fatto che nessuno s’è mai sognato di fare un sequel di Stalker, mentre due giorni dopo l’uscita su Netflix del film di Garland i social e i forum già traboccavano di discussioni su un possibile seguito.
E figuriamoci se non li accontenteranno.
Io erroneamente lo paragonai a Soljaris (https://matavitatau.wordpress.com/2018/03/18/annihilation/), ma in effetti è molto più Stalker!…
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Nelle multisala, non nei cinema “normali” dove già lo fanno, dovrebbero cominciare a riproiettare capolavori del passato, così da rendere l’orizzonte di attese del pubblico un po’ più “complete”…
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e dovrebbe farlo anche Netflix: magari proponendo, tra i consigli, “Stalker” ai compratori di “Annihilation”…
Vero, anche perché gli costerebbe pochissimo, dato che i diritti su quei film costeranno molto meno di quelli contemporanei…
e invece l’offerta Netflix sui classici del passato e sui film d’autore un po’ datati è drammaticamente scarsa…
Bravo Vincenzo, ottima idea, soprattutto per chi – come me – non ha ancora deciso di passare a Netflix… A quando il prossimo massacro, Solaris di Soderbergh contro Soljaris di Tarkowskij? 🙂
Quello sarebbe anche da fare… soprattutto considerando quello che Soderbergh disse del film di Tarkovskij…
Io continuo fieramente a resistere a Netflix…
W i DVD e i Bluray! Sì, mi sento vecchio anche solo a scriverlo…
guarda, io alla fine ho ceduto solo per i Coen… ma fino a qualche mese fa ero anch’io dei duri e puri pronti a resistere fino alla fine 😀
Vediamo quanto resisto io! X–D
Bella bella questa rubrica. Ma Garland ha fatto qualche esternazione su Tarkovski? Si spera non del genere di quelle di Soderbergh.
No, almeno che io sappia… ce ne basta uno di Soderbergh… 😀