Al cinema: Glass, di M. Night Shyamalan (no spoiler)

Tocchiamola piano fin da subito: Shyamalan ha fallito clamorosamente. E le radici di questo delitto perfetto che si chiama Glass sono da ricercare negli ultimi dieci secondi di Split, in quell’epilogo con cui il regista di origine indiana ha voluto sacrificare un’opera di assoluto valore (parlo di Split) sull’altare della sequelizzazione. Perché al giorno d’oggi se non fai una trilogia non sei nessuno e Shyamalan non avrà voluto essere da meno quando ha pensato di collegare quel film su un criminale affetto da un disturbo dissociativo dell’identità ad una sua precedente opera in cui trattava – in maniera interessante, c’è da dire – il tema del supereroe, quando ancora non era inflazionato come ai giorni nostri (correva l’anno 2000).

E così il protagonista di Unbreakable – Il predestinato, il David Dunn di Bruce Willis, era apparso in un cammeo di Split che lasciava intendere il futuro avvento di un crossover, una storia che avrebbe collegato quei due film andando a comporre, per l’appunto, una trilogia.

Operazione riuscita da un punto di vista commerciale, bisogna ammetterlo, perché se Glass era considerato tra le opere più attese di questo inizio 2019, ciò era dovuto proprio al fatto che in molti avevano visto (e apprezzato) i due film predetti.

Peccato che Shyamalan abbia completamente deluso le aspettative, con questo pasticcio inqualificabile girato su una sceneggiatura imbarazzante, che fa acqua da tutte le parti, un po’ come la stanza in cui viene rinchiuso David Dunn / Bruce Willis durante la sua permanenza al Raven Hill Memorial.

Il film parte tutto sommato bene, ma dopo una decina di minuti inizia a sbracare impietosamente, con scene completamente prive di senso (il confronto a tre davanti alla psichiatra), forzature clamorose (l’infermiere che si ferma a parlare di vitamina D con la guardia lasciando completamente incustodito il reparto più importante di un ospedale psichiatrico), falle di sceneggiatura che lasciano basiti (la guardia che apre le porte a Mister Glass accompagnato dalla “bestia” travisata da infermiera -e qui veramente si è toccato il fondo-).

Se Unbreakable affrontava il tema del supereroe in una chiave innovativa e drammatica, con una discrezione encomiabile e con alcune trovate interessanti quale quella dell’uomo comune che si riscopre diverso (Unbreakable è uno dei primi film a giocare fortemente sul legame tra supereroe e diversità) e del travaglio interiore che lo porta a elaborare questa scoperta… se Split si era basato su una storia vera – peraltro estremamente interessante da un punto di vista clinico – mettendo in scena un thriller efficacissimo, basato su un inquietante disturbo psicologico… insomma, se questi due film avevano, rispettivamente, confermato il talento di Shyamalan (Unbreakable seguiva l’enorme successo de Il sesto senso) e risollevato le sue sorti di autore ultimamente passato in secondo piano (Split arrivava dopo una lunga serie di film anonimi e flop anche abbastanza clamorosi di Shyamalan), Glass fa ricadere il regista in una crisi da cui sembrava essere uscito, dando ragione a quelli che lo ritengono magari un buon director ma uno sceneggiatore non sempre all’altezza.

Ed infatti Shyamalan – che non è lui se non cala un clamoroso colpo di scena a cinque/dieci minuti dalla fine – arriva in Glass a forzare la mano inserendone addirittura due, il primo dei quali (quello della “congiura del trifoglio” -chiamiamola così per evitare il rischio spoiler-) costruito in maniera approssimativa e frettolosa.

Se c’è qualcosa che si salva di Glass è la prova dei tre interpreti, con Bruce Willis che senza fare niente di strabiliante tiene bene la parte e Sam Jackson che è un attore straordinario anche quando non gli si chiede nulla di particolare (aiutato, nella versione in italiano, dalla voce di Luca Ward, che è uno dei migliori doppiatori in circolazione nella penisola).

Ma l’interpretazione memorabile è soprattutto quella di James McAvoy, con la sua efficace capacità di interpretare la poliedrica personalità di Kevin Wendell Crumb, con cambi di atteggiamento e modulazioni di umore decisamente convincenti (in continuità con quanto aveva già fatto vedere in Split).

Troppo poco, però, per salvare il film da un giudizio sicuramente insufficiente.

___

Glass (2019, USA, 128 min)

Regia e Sceneggiatura: M. Night Shyamalan

Fotografia: Mike Gioulakis

Musiche: West Dylan Thordson

Interpreti principali: James McAvoy (Kevin Wendell Crumb), Bruce Willis (David Dunn), Samuel L. Jackson (Elijah Price), Anya Taylor-Joy (Casey Cooke), Sarah Paulson (dott.ssa Ellie Staple), Spencer Treat Clark (Joseph Dunn)

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19 pensieri riguardo “Al cinema: Glass, di M. Night Shyamalan (no spoiler)

  1. Leggo un po’ dappertutto giudizi negativi. Tanto che sono tentato di andarlo a vedere…
    Ma perché cercare la sofferenza? Sono ancora con l’amaro in bocca per DARK HALL, può bastare una chiavica all’anno, no?

    1. Beh, se riesci a vederne solo una all’anno di chiavica puoi dire che ti sia ancora andata bene. 😉
      Anch’io avevo sentito parlar male di questo film, ma mi piace sempre giudicare da me, anche perché in certi casi poi non mi trovo d’accordo con certe stroncature un po’ gratuite e ciniche… qui devo dire che avevano ragione…

      1. riuscire ad evitarne anche una all’anno sarebbe il top! Certo, è molto difficile, perché un anno è lungo… io ho avuto la sfortuna di beccarmela ad anno appena cominciato😢

      2. Sono d’accordo, perché capita anche a me, pur attentissima a evitare bidoni altamente probabili, di non riuscire a evitarli del tutto e neppur sempre di evitare di recensirli: dipende dal grado di rabbiosa depressione che mi hanno provato! 😡

  2. A dire la verità mi puzzava di fregatura fin dal primo trailer, e tutte le recensioni che ho letto sono abbastanza concordi nel stroncarlo. Mi sa che lo eviterò e lo recupererò più avanti.

  3. Ieri sera io e alcuni amici indecisi tra questo e City of lies. Per fortuna abbiamo scelto il secondo 😀 (non che quello di Furman sia un capolavoro, capiamoci, ma questo Glass sapeva di fuffa già dal trailer)

  4. Diciamo che l’idea di trasformare la storia dei 3 protagonisti in una riflessione sugli archetipi del supereroe poteva essere non male: ma la messa in opera è stata davvero pessima. E fra tutte le incongruenze/forzature di sceneggiatura di cui parli la più tragi-comica è Kevin Crumb travestito da infermiera che sfoggia due polpacci che manco Shaqiri…

  5. Shyamalan continua ad essere un regista discontinuo! Peccato che Glass faccia pena, perché Unbreakable era interessante e di Split praticamente si parla solo bene…

    (forse c’è un typo alla fine del post, hai scritto Split al posto di Glass nel penultimo paragrafo?)

    1. discontinuo, dici bene…
      ( hai ragione, grazie, correggo subito… a forza di scrivere Split & Glass, Glass & Split, alla fine ho perso un po’ la bussola 😉 )

Commenti

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