Al cinema & Speciale Oscar 2019: La favorita, di Yorgos Lanthimos

Che dietro La favorita non ci sia la mano di Efthymis Filippou, storico screenwriter di Lanthimos, si intuisce già dopo un quarto d’ora in cui non accade nulla di inquietante o stravolgente. La sceneggiatura, per quanto ben scritta, non regala infatti alcun agguato viscerale e procede spedita mescolando dramma e tradizione (e un pizzico di humour). Del resto Lanthimos non poteva continuare a prendere a schiaffoni gli spettatori ad ogni suo nuovo film (anche se c’è chi l’ha fatto e continua a farlo) e con La favorita il regista greco cambia decisamente registro, narrando l’intrigante e avvincente – ma niente affatto sconvolgente – disputa tra due ciniche primedonne che si contendono il favore della regina Anna d’Inghilterra nei primi anni del diciottesimo secolo.

Lady Marlborough e sua cugina Abigail Masham – la seconda salvata dal baratro dalla prima – arriveranno ben presto a scontrarsi ferocemente, facendo emergere due caratteri opposti ma entrambi a loro modo subdoli e infidi.

Lady Marlborough controlla di fatto una regina debole e remissiva, afflitta dalla gotta e da un umore a dir poco instabile. La sua influenza è tale da spingersi fino alla totale ingerenza negli affari di politica estera, favorendo il proseguimento della guerra contro la Francia anche a costo di inimicarsi il leader tory Robert Harley e, soprattutto, i cittadini britannici che non vogliono vedersi raddoppiare le tasse per continuare un conflitto che si potrebbe concludere con una pace siglata con i nemici al momento in difficoltà.

Abigail si inserirà in questa situazione sfruttando la sua scaltrezza e la sua ambizione, riuscendo ad entrare nelle grazie della regina dopo averne scoperto e scandagliato i lati più intimi e segreti: il dolore per la perdita di diciassette figli, da un lato; le tendenze saffiche che Lady Marlborough soddisfa costantemente, dall’altro.

Con La favorita Lanthimos, pur senza abbandonare la connotazione autoriale che lo contraddistingue, si apre finalmente ad un pubblico più ampio. Non tanto per le scelte di casting (The Killing of a Sacred Deer annoverava pur sempre Colin Farrell e Nicole Kidman), ma proprio per la decisione di ridimensionare l’esasperante aggressività narrativa tipica dei suoi precedenti lavori.

Ed infatti, dopo il Leone d’argento – Gran premio della giuria a Venezia e il prevedibile trionfo ai British Independent Film Awards, sono giunte ben dieci candidature agli Oscar, un numero pari soltanto a quello del super-favorito Roma di Alfonso Cuarón.

Se il premio al miglior film e alla regia sembrano decisamente fuori portata, qualche riconoscimento potrebbe arrivare dalle nomination ricevute dalle tre attrici principali: Olivia Colman è straordinaria nei panni della regina Anna e dopo aver vinto la Coppa Volpi a Venezia è tra le più accreditate pretendenti all’Oscar per la miglior attrice protagonista. Emma Stone (ottima, nella parte di Abigail) e Rachel Weisz (che interpreta Lady Marlborough), candidate come migliori attrici non protagoniste, partono invece come outsider di lusso, con la seconda che risulta più convincente della già premiata protagonista di La La Land.

La fotografia di Robbie Ryan non può competere con quella di Cuarón in Roma, ma si fa ricordare per un utilizzo alquanto disinvolto del grandangolo e, addirittura, del fish-eye: un obiettivo che regala quell’idea di spioncino del portone di casa, conferendo suggestioni pseudo-voyeuristiche.

Una lente con una funzione ben diversa dal grandangolo (anche se il fish-eye è tecnicamente un grandangolo estremo), che invece tende ad esaltare le deformità, con le sue geometrie squadrate e oblunghe, concettualmente (e visivamente) diverse dall’effetto bolla del fish-eye.

I premi per i quali invece il film di Lanthimos ha più di qualche chance sono quelli per la sceneggiatura originale di Deborah Davis e Tony McNamara, per il montaggio, per la scenografia (grazie agli interni della magnifica location di Hatfield House) e per i bellissimi costumi settecenteschi di Sandy Powell.

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The Favourite (2018, USA / UK / Irlanda, 120 min)

Regia: Yorgos Lanthimos

Sceneggiatura: Deborah Davis, Tony McNamara

Fotografia: Robbie Ryan

Interpreti principali: Olivia Colman (la regina Anna), Emma Stone (Abigail Masham), Rachel Weisz (Sarah Churchill, Lady Marlborough)

22 pensieri riguardo “Al cinema & Speciale Oscar 2019: La favorita, di Yorgos Lanthimos

  1. Trovo molto interessante che si parli e si indaghi sul potere “al femminile” (ho amato molto i due film su Elizabeth e anche Marie Antoinette della Coppola) e che lo faccia un regista talentuoso come Lanthimos.

    1. La questione del potere al femminile è centrale, e alla fine il personaggio più interessante sotto questo profilo è quello interpretato dalla Weisz, che mantiene sempre un suo lucidissimo disegno

  2. Se c’erano dubbi che Lanthimos non fosse un “vero” regista, e che tutto dipendesse dal suo fido sceneggiatore, direi che (almeno con questa prova) i dubbi sono stati fugati. Vedremo nel prossimo film cosa succederà. Per intanto Filippou ha messo mano a “Oiktos”, per la regia di Babis Makridis (visto al TFF), e si vede.

    1. Sperando che lo distribuiscano, perché mi interesserebbe vederlo… già mi ha sorpreso la scarsissima attenzione dedicata a Tramonto di Nemes, sia da parte della distribuzione che del pubblico

    1. E’ vero, nemmeno io sapevo di questa distinzione.
      Sto pensando che i film di Lanthimos hanno tutti delle locandine particolarissime e dallo stile riconoscibile.

  3. Confesso di non ricordarmi chiaramente “quando”, ma mi è rimasta impressa nella memoria un’ostinata sottolineatura d’archi, durata almeno un paio di minuti, in una scena notturna.

Commenti

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