Nonostante una produzione di film che conta oggi oltre settanta titoli, tra lungometraggi, mediometraggi e corti, tra opere per il grande schermo e film tv, non sono molti, invece, i libri monografici su Werner Herzog, o almeno quelli scritti o tradotti in italiano.
Forse anche perché sono libri necessariamente destinati – a causa dell’estrema prolificità del regista bavarese – a una rapida “obsolescenza”, a meno che vengano aggiornati con successive edizioni.
E infatti ci sono libri preziosi, ma non più aggiornati come quello di Grazia Paganelli del 2008. E ce ne sono altri usciti relativamente di recente e che hanno già perso il beneficio dell’esaustività a causa del ritmo frenetico con cui Herzog ancora oggi, a quasi ottant’anni di età, continua a sfornare film (solo nel 2020 in Italia ne sono stati distribuiti quattro).
Dopo aver parlato (qui) di La conquista dell’inutile, il diario di produzione di Fitzcarraldo, darò qualche cenno su due libri che parlano del cinema di Herzog in generale e che possono essere di interesse a chi voglia approfondire l’autore tedesco e la sua filmografia.
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Incontri alla fine del mondo. Conversazioni tra cinema e vita è il libro che raccoglie i dialoghi fiume con Herzog registrati da Paul Cronin nei primi anni 2000, subito dopo l’uscita del film Invincibile.
Nel 2001 Herzog era a Londra per la post-produzione di Invincibile ed è stato lì che Cronin ha iniziato i suoi dialoghi con il cineasta tedesco. Non è dato sapere come lo abbia convinto, forse mettendolo davanti ad alcune contraddizioni che emergevano da interviste del passato.
Tanto che la scelta del regista di farsi intervistare è sancita da una frase decisamente significativa riportata nella prefazione: “Di fronte alla dura alternativa tra vedere un libro su di me compilato a partire da vecchie interviste ricolme di bugie e di selvagge falsificazioni, o collaborare alla sua stesura, faccio la scelta peggiore: collaborare.”
Incontri alla fine del mondo passa in rassegna tutti i film diretti da Herzog, a partire dal corto giovanile Ercole del 1962 e seguendo un andamento prevalentemente cronologico, tranne in pochissime occasioni in cui si adotta un approccio tematico. Ma il libro non parla soltanto dei suoi film, bensì anche e forse soprattutto della vita di Herzog e degli episodi che sono stati d’ispirazione per le sue opere.
Dall’infanzia in Baviera, prima – da piccolissimo – sotto le bombe degli Alleati e poi tra le macerie dei villaggi e delle città distrutte, dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Alla passione per il cammino a piedi (quello che compì fino al confine con l’Albania, o quello per raggiungere Lotte Eisner gravemente malata a Parigi). E ai viaggi fatti durante la giovinezza, quando ancora la sua carriera di cineasta era agli esordi (il viaggio in Africa, e quelli da studente negli Stati Uniti e, successivamente, in Messico).
In questo dialogo-fiume le domande spesso stringate di Cronin ricevono risposte lunghe e accorate, talvolta ottenute con un montaggio pseudo-cinematografico derivante dall’unione di più domande poste anche in momenti diversi.
Emerge un nugolo di esperienze e di aneddoti, alcuni dei quali spassosi e curiosi, altri travisati e alimentatori di falsi miti e leggende sul suo conto che sono stati difficili da smentire.
Uscito nel 2002, il libro è stato aggiornato da Cronin dopo l’uscita di Encounters at the End of the World (2007), senza però raccogliere nuove dichiarazioni di Herzog, bensì aggiungendo un’appendice in cui lo scrittore e critico inglese ha analizzato i film successivi a Invincibile, fino appunto a Encounters….
Nonostante sia ovviamente una buona notizia – non così scontata – che un libro simile sia stato tradotto in Italia, va registrato il fatto che Minimum Fax, che ha pubblicato l’opera nel 2009, ha proposto con il tempo successive edizioni (l’ultima nel 2018) che sono di fatto rimaste ferme alla prima versione post Encounters, da cui la versione italiana ha preso ispirazione per il titolo. E questo nonostante Cronin abbia successivamente pubblicato un’edizione aggiornata dell’opera nel 2014 (che tuttavia, come detto sopra, sarebbe anch’essa già superata – però sempre meglio che una ferma al 2007).
Non conosciamo i progetti di Cronin, ma essendoci riuscito una volta sarebbe fantastico se riuscisse ad aggiornare questo libro con nuove interviste a Herzog per i film del periodo 2001-2021, vista anche l’età ormai avanzata di Herzog, che non si sa mai (facendo gli scongiuri del caso).
Nella speranza che ciò avvenga, va comunque dato atto di come Incontri alla fine del mondo resti un libro fondamentale, soprattutto perché contenente l’Herzog-pensiero e non riletture o analisi critiche (pure quelle preziose, ma per definizione soggettive e talvolta opinabili).
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Il secondo libro è la monografia edita da Il Castoro che, come tutti gli altri libri della collana, è semplicemente intitolato con il nome e cognome del regista, Werner Herzog. Il saggio è relativamente recente – è uscito nel novembre 2016 – ma come detto più sopra con un cineasta come Herzog nessuna monografia può definirsi aggiornata se non per un periodo di pochi mesi, al massimo un anno.
Il libro adotta il ben rodato stile della collana Il Castoro Cinema e costituisce una nuova versione del castorino già pubblicato in precedenza in due occasioni, nel 1981 e nel 1994. Mentre la prima edizione era stata scritta dal solo Fabrizio Grosoli, già nel 1994 il critico era stato affiancato da Elfi Reiter che si è occupata di aggiornare l’opera fino a tutto il 2016.
Il fatto di essere un libro scritto a quattro mani – e soprattutto di essere un libro scritto in tre diverse epoche (i primi anni Ottanta, quando mancava ancora all’appello un film fondamentale come Fitzcarraldo; gli anni Novanta della consacrazione; e infine il 2016 della senilità dell’Autore) – si avverte sicuramente, con uno stile disomogeneo nei suoi capitoli, ma non di certo da un punto di vista qualitativo.
Si nota – quello sì – un maggior approfondimento dei film recenti rispetto ai classici: ad esempio, a Fitzcarraldo sono dedicate soltanto 6 pagine (di cui una e mezza di trama), le stesse che vengono dedicate a un film se vogliamo minore – e sicuramente meno riuscito – come Invincibile. È questo probabilmente uno dei pochi aspetti di criticità di una monografia che invece, per tutti gli altri aspetti, conserva intatta la sua connotazione di opera cardine dell’analisi critica della filmografia di Herzog per il mercato editoriale italiano. Ma che, come anticipato, si è trovata ad essere superata molto in fretta, addirittura mentre veniva mandata in stampa: nel settembre 2016, infatti, veniva presentato al Telluride Film Festival Into the Inferno, poi giunto a Roma nel mese di ottobre, ossia nel mese in cui terminavano le stampe.
Impossibile stare dietro a Herzog.
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Incontri alla fine del mondo. Conversazioni tra cinema e vita, di Werner Herzog, Paul Cronin (Minimum Fax, III ed. 2018, 480 pagg.)
Werner Herzog, di Fabrizio Grosoli, Elfi Reiter (Il Castoro, 2016, 222 pagg.)
Buongiorno ragazzo