Pianeta Terra, anni Ottanta del Ventesimo secolo. Dalla pancia di uno Space Shuttle, che orbita attorno al pianeta, fuoriesce un’automobile modello Corvette. Alla guida del mezzo c’è Grimaldi, un astronauta che utilizza l’autovettura per atterrare sul globo e, servendosi di una strada nel deserto, giungere davanti a una villa isolata, dove al suo interno l’aspetta la figlia.
L’uomo ha con sé un regalo per la bambina, una sfera luminosa di colore verde, un oggetto che all’improvviso si anima e per prima cosa polverizza lo stesso Grimaldi.
La sfera racconta alla bambina di chiamarsi Loc-Nar, un oggetto malefico eppure così tanto desiderato dagli uomini che pur di ottenerlo sono disposti a compiere azioni orribili.
La sua sorte è segnata, morirà come il padre, perché sente che lei rappresenta una potenziale minaccia, ma prima di disintegrarla Loc-Nar vuole raccontarle come, grazie al suo potere, sia giunto a condizionare gli esseri umani di ogni epoca e luogo. Il suo smisurato ego lo spinge pertanto a rimandare la micidiale azione per raccontare le sue mortali gesta a partire da una storia distopica ambientata in una New York del 2031.
Incomincia così il più geniale e politicamente scorretto film di animazione mai realizzato, Heavy Metal, lungometraggio strutturato in nove episodi, parte dei quali realizzati utilizzando le storie pubblicate sulle pagine dall’omonima rivista americana.
La struttura narrativa del lungometraggio è costituita da un file rouge interpretato dal Loc-Nar che introduce tutte le storie, dove rappresenta l’oggetto del desiderio dei protagonisti, e a racconto finito commenta in modo sarcastico, quasi moralistico, quanto avvenuto.
Il genere letterario utilizzato in modo prevalente è quello fantasy-fantascienza, con storie ambientate in varie epoche – passato, presente e futuro – sulla Terra e su altri pianeti, ma con una identità che le rende uniche nel loro genere.
A livello artistico i nove episodi sono accompagnati dai brani delle più celebri bande hard rock e heavy metal dell’epoca, disegnati con uno stile che varia da storia a storia, perché realizzati dalle mani di più disegnatori; inoltre, in alcuni casi, per dare maggior realismo ad alcuni oggetti e figure umane è stato utilizzato il rotoscope.
Per esempio, con il rotoscope, partendo dalla modella canadese Carole Desbiens, è stata realizzato il personaggio di Taarna, la guerriera dell’episodio più significativo dell’opera, icona e sogno proibito di molti adolescenti di quel decennio.
Come già affermato, Heavy Metal è il trionfo del politicamente scorretto, che viene declinato, episodio per episodio, in molti suoi aspetti: è violento, sessualmente esplicito, omofobo, antieroico, razzista, antiproibizionista e antimaschilista, abbondano il sangue e le frattaglie ma, al tempo stesso, affascina, coinvolge e, per certi aspetti, diverte lo spettatore.
Ma, soprattutto, è un’opera che testimonia la grande libertà intellettuale del periodo, quando era possibile dissacrare tutto o quasi senza subire gli attacchi dei vari comitati di benpensanti, difensori delle minoranze oppresse e quant’altro.
Lo stesso finale del film, viste le premesse, è quanto di più spiazzante ci si possa attendere da un’opera del genere, opera che se oggi dovesse vedere la luce forse metterebbe alla berlina altri personaggi e situazioni oppure gli stessi personaggi e le medesime situazioni… ma sarà ancora possibile realizzare un nuovo Heavy Metal?
Concludo questo sfogo augurandovi una buona visione del film. A proposito! Qual è l’episodio che vi è piaciuto maggiormente?
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Heavy Metal
Regia: Gerald Potterton
Sceneggiatura: Dan Goldberg, Len Blum
Fotografia: Claude Lapierre, Brian Tufano, Ron Haines
Musiche: Elmer Bernstein
Fantascienza, Fantasy, Horror, Animazione – Canada, 1981
Ho il post in rampa di lancio come la Corvette anche dalle mie parti, vado pazzo per questo film e la sua folle colonna sonora 😉 Cheers!