touch of modern: Nirvana, di Gabriele Salvatores

Tre giorni a Natale e nevica incessantemente. In teoria il clima giusto per trascorrere delle buone feste. Solo in teoria perché per Jimi (Christopher Lambert), il protagonista principale del film, questa ricorrenza lo rende doppiamente infelice.

La sua donna, Lisa (Emmanuelle Seigner), se n’è andata da almeno un anno, senza fornire alcuna spiegazione, aprendo nel suo cuore una ferita così profonda che nessuna droga, nemmeno quelle fornitegli da Corvo Rosso (Claudio Bisio), un tassista tuttofare, riesce a rimarginare. Come non bastasse, la sua ultima creazione, un videogioco, che si chiama Nirvana, è stato infettato da un virus.

Non c’è molto tempo per porre rimedio al danno, ma questo diventa ben presto un problema secondario quando Solo (Diego Abatantuono), il personaggio principale del gioco, prende coscienza di sé, si accorge dell’esistenza di Jimi, il suo creatore, e inizia a fargli delle domande molto imbarazzanti, alle quali è difficile dare delle risposte esaurienti e soprattutto definitive: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

E, soprattutto, nel suo caso, dato che è il personaggio di un videogioco, come tale destinato a rivivere infinite volte la stessa vita, il suo creatore è in grado di mettere fine a una tale sofferenza? In altre parole, di farlo morire una volta per tutte, raggiungendo così il Nirvana?

Uscito nel 1997, Nirvana, uno dei pochi film italiani di fantascienza che ha conseguito un buon successo di pubblico, rappresenta un’opera che a suo tempo è stata per molti aspetti definita avveniristica, una interessante anticipazione di un futuro, in parte realizzatosi.

Fin dall’inizio è evidente come Gabriele Salvatores, regista e produttore dell’opera, abbia messo nel film molte delle idee che lui ha della vita e del futuro, trasformando il lungometraggio in una specie di manifesto intellettuale che riunisce molti dei luoghi cari al regista e ai giovani della sua generazione: la religione buddista, Marrakech e Bombay, spazi fisici e mentali messi insieme in un unico non luogo “l’Agglomerato del Nord”.

Ma se questi sono i riferimenti geoculturali, (in realtà il lungometraggio è stato girato nell’area industriale dismessa dell’Alfa Romeo di Milano e nei sotterranei del macello comunale) quelli strettamente letterari provengono dalla fantascienza, ispirati ad alcuni tra i più grandi scrittori del genere.

La tentacolare degradata e multietnica città deriva proprio dalla Los Angeles 2019 del film Blade Runner a sua volta ispirato a un libro Il cacciatore di androidi, scritto da Philip Dick, autore di un’altra opera anch’essa importante per Salvatores: Tempo fuor di sesto. E da questo libro giunge la domanda di Solo: e se la mia realtà fosse un videogioco come faccio a verificarlo? Solo ci riesce e accetta una tale realtà solo per combatterla meglio, rispetto a Maria (Stefania Sandrelli), una prostituta che preferirà fingere di non aver capito, scegliendo di tornare ad occuparsi delle sue buone cose di pessimo gusto (cit. Gozzano). Inoltre, dal Neuromante di William Gibson, ritenuta l’opera manifesto del genere cyberpunk, proviene l’idea del cyberspazio e il potere assoluto che hanno  le Multinazionali sugli Stati, sulla popolazione.

Infine, a livello cinematografico, oltre alla versione filmica di Blade Runner, Salvatores ha recepito l’ambientazione e i temi dei film Johnny Mnemonic e Strange Days nonché quelli più strettamente filosofici presenti in Tron.

Insomma, tanto “Materiale” che è servito a Salvatores per sviluppare un tema a lui caro, quello della fuga da una realtà che non si vuole accettare, rappresentata in questo caso dai due personaggi: Solo e Lisa. Entrambi sono in fuga da una realtà che sfugge al loro controllo, la vita come la morte.

Jimi, per trovare una spiegazione a questa duplice fuga, inizia così un viaggio alla ricerca di un “Angelo”, termine con il quale viene definita una persona in grado di muoversi senza troppi problemi nella Rete. Un Angelo che gli serve per raggiungere un duplice obiettivo: forzare gli archivi informatici della temibile ditta di videogiochi Okosama Starr, dove si trova la copia originale del videogioco, e rintracciare la sua amata. Per muoversi nei bassifondi della città, senza correre troppi rischi, Jimi chiederà aiuto a Joystick (Sergio Rubini), un trafficone che, tra mille peripezie, riuscirà a metterlo in contatto con Naima (Stefania Rocca), un Angelo grazie al quale scoprirà che fine ha fatto Lisa, svuoterà i fondi neri della Okosama Starr e “libererà” Solo, che diventerà “un fiocco di neve che non cade in nessun posto”.

Ricco di colori ora saturi ora volutamente decolorati, Nirvana è un film che deve molto del suo successo alla fotografia, alle tecniche di ripresa e a un sapiente uso degli effetti speciali oltre che a una colonna sonora prodotta in gran parte da Mauro Pagani e Federico De Robertis, mentre tra gli altri brani si ode un intramontabile John Barleycorn (must die) dei Traffic.

A livello di recitazione, purtroppo, delude Christopher Lambert, poco espressivo, mentre spiccano per bravura e capacità di suscitare empatia nel pubblico una semi esordiente Stefania Rocca, nonché Diego Abatantuono e Sergio Rubini, attori già conosciuti ed apprezzati.

Nirvana riscosse un buon successo di pubblico, più in Italia che all’estero, ma non fu altrettanto ben accolto dalla critica il quale lo definì poco originale nonché un genere non adatto al cinema italiano, non cogliendo, invece, la sfida portata avanti da Gabriele Salvatores, che con questa opera voleva dimostrare come anche in Italia fosse possibile fare del cinema di fantascienza, pensato in grande, effetti speciali compresi, così come già stava avvenendo negli Stati Uniti. Nel caso degli effetti speciali, poi, il regista ha spiegato in una intervista di averli utilizzati solo quando avevano un legame diretto con la storia e non come riempitivo, cosa che, invece, spesso accadeva (e accade tuttora) con i film nordamericani.

In ultima analisi, si potrebbe sostenere che Nirvana, per un verso stimoli il pubblico a tenere i cinque sensi in attività per non scambiare la realtà con la finzione e dall’altra rappresenti una seducente opera visionaria. Basti pensare all’impiego della realtà virtuale, allora appena agli inizi e solo di recente utilizzata in alcune invenzioni oppure alla trasformazione delle nostre città in agglomerati multietnici. Insomma, un film, che per certi aspetti ha saputo anticipare il futuro, il nostro attuale presente, e per altri rappresenta il nostro futuro prossimo. Nel bene e nel male.

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Nirvana (Italia / Francia, 1997, 111’)

Regia: Gabriele Salvatores

Sceneggiatura: Gabriele Salvatores, Pino Cacucci, Gloria Corica

Fotografia: Italo Petriccione

Musiche: Federico De Robertis, Mauro Pagani

Interpreti principali: Christopher Lambert, Diego Abatantuono, Sergio Rubini, Stefania Rocca, Emmanuelle Seigner, Amanda Sandrelli

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4 pensieri riguardo “touch of modern: Nirvana, di Gabriele Salvatores

  1. Malgrado i difetti ho sempre voluto bene a questo suicidio artistico di Salvatores che secondo me ha un valore, ho anche un post in bozza da anni sul film, magari un giorno vedrà la luce. Cheers

  2. L’ho visto di recente e non sono proprio riuscita a prenderlo tanto sul serio. L’ambientazione alla Blade Runner, in cui realtà e videogioco si distinguono a malapena in un guazzabuglio di suggestioni culturali diverse, tutte già viste in giro; la recitazione poco convincente; la prevedibilità delle situazioni. Posso elogiare il desiderio del regista di dimostrare che anche in Italia si possono fare film di genere, ma credo e spero che si possa fare meglio di così. Il momento migliore è stato quando ho capito perché il personaggio di Bisio si chiama Corvo Rosso (perchè come fai ad avere il suo scalpo?). Più bella la tua recensione del film per me.

  3. Che sorpresa, la critica italiana stronca un esperimento che tenta di andare oltre il dramma sociale o la commediola…
    Ammetto che questo di Salvatores mi manca, anche se mi ha sempre incuriosito: ho visto che si trova su una piattaforma, non ricordo se Netflix o Amazon Prime, per cui lo guarderò sicuramente molto presto!

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