touch of modern: Conan il Barbaro, di John Milius

[In occasione dei 75 anni del mitico Arnold Schwarzenegger, che si festeggeranno il 30 luglio, vi proponiamo alcune recensioni di suoi film più o meno noti]

Fin dal primo articolo uscito su “L’ultimo Spettacolo” avevo già preso la decisione che prima o poi avrei parlato di questo film. E non avrei potuto fare altrimenti, perché fa parte delle opere che ho scelto di inserire nella mia scheda personale assieme a Blade Runner ed Hellzapoppin.

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Touch of modern: I Gemelli, di Ivan Reitman

[In occasione dei 75 anni del mitico Arnold Schwarzenegger, che si festeggeranno il 30 luglio, vi proponiamo alcune recensioni di suoi film più o meno noti]

Prima di conoscere Arnold Schwarzenegger per i suoi film d’azione, per Terminator, per Predator, per Conan e tutti i suoi altri ruoli più iconici e famosi, l’ho conosciuto con le sue commedie; che sono la parte minoritaria e generalmente meno memorabile della sua filmografia, lo ammetto, ma ero piccolo ed erano tutto ciò che di suo mi era concesso vedere, e proprio per questo motivo ho scelto di celebrare la figura dell’attore con quella che è la sua commedia di maggior successo, I Gemelli, diretto da Ivan Reitman e in cui il nostro recita al fianco di Danny DeVito. È indubbiamente stato una scommessa per tutti questo film, uno di quei progetti che può solo andare in due modi: o straordinariamente bene o disastrosamente male. Il risultato al botteghino ha premiato tutti i coinvolti, soprattutto Schwarzenegger che, oltre a ottenere il più alto pagamento della sua carriera, ha anche saputo dimostrare di potersi svincolare dal typecasting e dimostrare la sua versatilità.

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Al cinema: Elvis, di Baz Luhrmann

Non sapevo bene cosa aspettarmi entrando in sala per vedere Elvis, se non che queste aspettative puntavano quasi tutte verso il basso. Come ripeto spesso, io sono molto ignorante in fatto di musica e anche su Elvis Presley la mia conoscenza si limita quasi esclusivamente al sentito dire e ai brani universalmente più famosi, per cui un biopic su di lui non era esattamente in cima alle mie priorità; se aggiungiamo che avevo già visto il protagonista, Austin Butler, solo in quella schifezza di The Shannara Chronicles ero già pronto a metterci una pietra sopra. Come spesso accade, però, sono stati i nomi ad attirarmi, in questo caso Baz Luhrmann e Tom Hanks; così ho ceduto, l’ho visto ed è stato… diciamo che è stato diverso da quello che mi aspettavo.

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Al cinema: Animali Fantastici – I Segreti di Silente, di David Yates

C’era del dubbio, nella mia testa, se andare a vedere Animali Fantastici – I Segreti di Silente, e per diverso tempo sono stato più indirizzato verso il no: a me I Crimini di Grindelwald, nonostante le evidenti assurdità di trama, non aveva fatto schifo come a tutto il mondo, ma le notizie sempre meno allettanti sulla difficilissima produzione del terzo capitolo avevano smorzato anche quello che restava del mio fioco entusiasmo, e ormai non mi aspettavo altro che un fallimento. Poi, di punto in bianco, mi hanno chiesto di andare al cinema il giorno di Pasqua e ho pensato “ma sì, dai, vediamo cosa ne è venuto fuori”. Quello che ne è venuto fuori è un film che passa due ore e mezza a cercare di mettere pezze su tutto quello che ha combinato il capitolo precedente: qualcosa viene salvato, qualcosa no, qualcosa te lo fai andare bene, qualcos’altro rimane monco, e alla fine ci si appiccica un bel finale posticcio nell’eventualità – piuttosto concreta, in realtà – di un boicottaggio e di un nuovo flop. 

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Al cinema: Belfast, di Kenneth Branagh

Sono anni frenetici per Kenneth Branagh, che salta da un progetto all’altro come un’ape iperattiva da un fiore al successivo: con quasi un film all’anno, Branagh ha spaziato dal fiabesco al murder mistery, dal dramma storico all’urban fantasy, dal whodunit al dramma autobiografico di cui stiamo per parlare. Una produzione decisamente eclettica, quasi schizofrenica, che rende difficile inquadrare il lavoro del regista sotto un comune denominatore che non sia, il più delle volte, l’omaggio a grandi autori della letteratura inglese, come William Shakespeare o, più recentemente, Agatha Christie, e che ora si arricchisce di un tassello nuovo, profondamente personale, che prende prepotentemente le distanze dal grande cinema hollywoodiano a cui il regista si è dedicato negli ultimi anni: Belfast è infatti, in confronto, un film molto più piccolo e modesto, ma non per questo insignificante dal momento che Branagh lo usa per raccontarsi ed esplorare una parte fondamentale della sua storia personale.

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Contemporary stuff: Annette, di Leos Carax

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Era veramente  tanto tempo che non mi sentivo così guardando un film. Complice anche la  sala vuota, che ha fatto somigliare l’esperienza a una visione privata e mi ha permesso di godermi Annette in totale relax come sul divano di casa mia, mi sono concesso di lasciarmi assorbire e trascinare dal film facendomi coinvolgere come non mi accadeva da tantissimo tempo, al punto da pendere letteralmente dalle labbra di Leos Carax e della sua bizzarra creatura, un film curioso e strano che, sebbene a prima vista possa apparire spiazzante, si rivela in realtà un prodotto suggestivo e affascinante come pochi; sarà anche che si tratta del primo film di Carax che vedo, ma ho veramente amato Annette!

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Su Netflix: Don’t Look Up, di Adam McKay

Mancava praticamente solo la mia voce a unirsi al coro che ha accompagnato l’uscita di Don’t Look Up su Netflix, lodandolo o criticandolo aspramente a seconda di quanto ci si sia sentiti punti sul vivo dalla satira di Adam Mckay. Certamente non si tratta di un film leggero o da guardare passivamente mentre si elabora il pranzo di Natale, per cui ho molto messo in discussione, a posteriori, la scelta di vederlo a capodanno dal momento che sarebbe stato lecito inaugurare il 2022 con qualcosa di più positivo; visto però l’andamento che quest’anno ha già preso, non mi sembra così fuori luogo iniziarlo con un approfondito esame del perché facciamo tutti così irrimediabilmente schifo

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Contemporary stuff: Elegia Americana, di Ron Howard

Si è un po’ tutti concordi, mi sembra, nel non considerare Elegia Americana un gran film, che se non altro ci regala la gag di trovare la stessa attrice, Glenn Close, candidata per lo stesso ruolo sia come Miglior attrice non protagonista agli Academy Awards, sia come Peggior attrice non protagonista ai Razzie Awards; un risultato non inedito ma che fa sorridere e getta luce sulla soggettività di certi giudizi anche in ambito ufficiale, figuriamoci su un blog. All’interno dello spettro di reazioni di fronte a Elegia Americana mi trovo verso l’estremo più accondiscendente: certo, non è un gran film e non credo lo si ricorderà a lungo, ma mi sono scoperto sempre più partecipe delle sorti dei personaggi man mano che i minuti passavano per cui non può essere davvero tutto da buttare.

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contemporary stuff: Wolfwalkers – Il Popolo dei Lupi, di Tomm Moore e Ross Stewart

wolfwalkers poster – Stanze di Cinema

Tra tutte le categorie degli Oscar, quella per il Miglior film d’animazione è per me sempre la più semplice nella quale scegliere un vincitore, e anche quest’anno non fa eccezione: Wolfwalkers – Il Popolo dei Lupi è il mio vincitore, quello che secondo me dovrebbe portosi a casa la statuetta per cui è nominato e anche tutte le altre, così, per sicurezza. Mi aspetto che vinca? Ovviamente no, sono sicuro che alla fine sarà Soul a essere premiato, ma a maggior ragione è necessario diffondere il verbo e far conoscere il più possibile questo film, un piccolo capolavoro dell’animazione europea in grado non solo di tenere testa alla concorrenza d’oltreoceano, ma di batterla, perfino.

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