Per parlare della storia della fantascienza non si può che prendere le mosse dal mondo della letteratura, con cui il cinema si è spesso intrecciato in una formidabile liaison, fatta di film tratti da romanzi o racconti (molto spesso di secondo piano e divenuti celebri a seguito della trasposizione sul grande schermo), ma anche di novelization di lungometraggi.
L’espressione scientific fiction nasce nell’ambito della letteratura, coniata da Hugo Gernsback (a cui è oggi intitolato il Premio Hugo, uno dei massimi riconoscimenti della letteratura di genere), colui che nel 1926 fondò la rivista Amazing Stories. Le storie narrate in quella pubblicazione venivano definite di scientific fiction, espressione poi contratta in scientifiction, e dunque nuovamente separata nell’attuale science fiction (abbreviato spesso in Sci-Fi). La traduzione nell’italiano fantascienza è attribuita all’editore Giorgio Monicelli (fratello del noto regista Mario), che nel 1952 fondò la celebre collana Urania.
Il genere fantascientifico mischia aspetti scientifico-tecnologici (dotati di un minimo grado di attendibilità) a elementi dell’immaginazione, e ha il suo precursore nel romanzo scientifico dell’Ottocento. Un genere che ebbe i suoi massimi esponenti nel francese Jules Verne e nel britannico H.G. Wells, ma che trova un antesignano, a sua volta, nel Frankenstein di Mary Shelley (1818), l’opera che portò l’allora diffuso romanzo gotico verso tematiche medico-scientifiche (Frankenstein è infatti generalmente considerato sia come uno dei vertici raggiunti dal gotico, almeno come popolarità, sia come romanzo proto-fantascientifico per eccellenza).
Con i suoi Viaggio al centro della Terra (del 1864), Dalla Terra alla Luna (1865) e Ventimila leghe sotto i mari (1870), Jules Verne rappresenta uno dei più grandi visionari della storia della letteratura, capace addirittura, con le sue novelle, di ispirare gli scienziati del Novecento. Se Mary Shelley è la madrina della fantascienza, Verne ne è dunque senza dubbio il padre.
Dopo Verne, assai importanti furono i contributi di Edwin Abbott Abbott (con il suo originalissimo Flatlandia, del 1884), e soprattutto H.G. Wells, che scrisse diversi romanzi proto-fantascientifici a cui il mondo del cinema ancora oggi continua ad ispirarsi (La macchina del tempo, L’uomo invisibile, La guerra dei Mondi, usciti tra il 1895 e il 1897).
A parte tali precursori generalmente “accreditati”, non si può non citare diversi altri scrittori che, più o meno direttamente, hanno affrontato tali temi prima di loro. Se il primo viaggio immaginario verso la Luna può esser fatto risalire addirittura all’epoca della Roma imperiale (il greco Luciano di Samosata con il suo La storia vera), non si può non rilevare come, prima di Verne, un viaggio di questo tipo sia stato raccontato anche da altri autori, a cominciare da Giovanni Keplero con il suo Somnium, del 1634, per proseguire con Cyrano de Bergerac (L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna del 1657) e l’eclettico Edgar Allan Poe, che con il suo L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall, del 1835, merita il titolo di innovatore-precursore anche nel ramo della science fiction (oltre che del giallo, dell’horror e del thriller).
Ma elementi proto-fantascientifici sono ravvisabili anche in altri romanzi meno sospetti: basti pensare ai Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift e ai molti racconti ambientati in un più o meno avveniristico futuro apparsi tra il Settecento e l’Ottocento.
Fatto sta che per parlare di fantascienza (o di precursori della fantascienza) occorre un certo grado di attendibilità e descrizione scientifica (ed è il motivo per cui, ad esempio, opere come il Micromega di Voltaire non sono accostabili a tale genere letterario; lo stesso motivo per cui il fantasy si distingue nettamente dalla fantascienza, almeno da un punto di vista teorico, visto che poi nella pratica molte opere – letterarie o cinematografiche – si rivelano un connubio tra i due generi).
Ed ecco dunque Hugo Gernsback e le sue Amazing Stories. L’editore, nel dare il via ad un genere che diverrà popolarissimo, non dimenticava i celebri precursori, dichiarando di voler pubblicare romanzi sul genere di quelli creati da Verne, H.G. Wells ed E.A. Poe.
La letteratura di fantascienza raggiunge la sua età dell’oro a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 del Novecento: autori come Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, Ray Bradbury, vennero ben presto acclamati come i padri della fantascienza moderna.
La seconda guerra mondiale e le tensioni atomiche portarono il genere da un generale clima positivo e ottimistico, che aleggiava nella fantascienza della prima metà del Novecento, ad un atteggiamento disfattista e pessimistico (in particolare con Philip K. Dick).
È dello stesso periodo, infatti, il boom della corrente distopica (così chiamata in contrapposizione alle Utopie del ‘500) che annoverava tra le sue opere romanzi e pellicole che descrivevano una società negativa, anti-utopica, in cui la tecnologia è al servizio del disfacimento sociale, più che del progresso. Il filone distopico, a sua volta, può coniugarsi con altri due sottogeneri, quello apocalittico e quello post-apocalittico, anch’essi eredità delle tensioni globali del periodo della Guerra Fredda.
È bene precisare che, sebbene distopico, apocalittico e post-apocalittico siano solitamente qualificati come sottogeneri della fantascienza, tali filoni possono anche non avere nulla a che fare con essa, nell’ipotesi in cui non siano presenti elementi scientifico-tecnologici al loro interno. Il confine è tuttavia piuttosto labile: generalmente si ritiene fantascienza distopica il Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (da cui fu tratto un film diretto da François Truffaut) e romanzo distopico (per eccellenza) il 1984 di George Orwell (che ha avuto, sinora, due trasposizioni cinematografiche). Anche l’apocalittico e il post-apocalittico possono trovare appigli soltanto risicati con la fantascienza, soprattutto nei casi in cui si sbilanciano maggiormente verso il genere catastrofico (è il caso dei romanzi o delle pellicole che mettono in scena disastri naturali o di origine cosmica) o verso il fantasy (come per le storie che narrano di invasioni aliene, che nell’immaginario collettivo rappresentano la fantascienza per eccellenza, quando invece sono più correttamente ascrivibili al genere fantastico e solo marginalmente alla fantascienza).
La continua commistione, nella seconda metà del Novecento, tra cinema e letteratura di fantascienza, ha portato ad influenze reciproche, come, ad esempio, nel caso della rinascita di un filone “neo-classico”, per certi versi “epico” (la cosiddetta space opera) a seguito del successo di Guerre Stellari e Star Trek.
Più recentemente, lo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche (invero anch’esse preconizzate dalla letteratura) ha portato alla creazione di un filone ad hoc, il cyberpunk.
La fantascienza, infine, si è frequentemente legata ad altri celebri generi letterari e cinematografici, in primis all’horror (dando vita a quella forma ibrida definita fanta-horror), ma anche alla commedia (e qui basti citare un numero: 42).
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