Fellini a piccole dosi, ovvero: i film a episodi del Maestro riminese [Confronti]

Il genio, talvolta, si vede dai dettagli. E la genialità – pura, limpida, cristallina – di Federico Fellini si può ammirare non soltanto nei capolavori universalmente giudicati come tali, cosa che sarebbe fin troppo semplice, e per certi versi un po’ scontata.

La totale dedizione verso il proprio mestiere – e di riflesso verso l’arte cinematografica – di un regista come Fellini emerge in quelle opere che non ti aspetti: quei film a episodi tanto in voga negli anni Cinquanta e, soprattutto, Sessanta.

Opere in cui produttori (spesso, ma non sempre) ispirati riunivano cineasti e/o grandi attori del tempo attorno a un filo conduttore, talvolta molto labile.

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Confronti: la plausibilità nei film. due esempi opposti

La coerenza narrativa di una storia serve a convincere il pubblico che quanto sta vedendo in quel momento sia credibile, accettabile, verosimile. Insomma, plausibile. Questa coerenza può agire su due livelli distinti dell’opera: il genere; e i singoli passaggi – scene e sequenze – del lungometraggio.

Nel primo caso si tratta di inserire il film all’interno di un preciso genere, rispettandone i temi e le caratteristiche ricorrenti. Nel secondo caso, di costruire quei dettagli che rendono coerente e accettabile la storia stessa. A prescindere dal genere.

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Breve viaggio nell’horror classico (in 36 film) – parte prima

Per la sua trentasettesima edizione il Torino Film Festival si è dipinto di horror, genere a cui è stata dedicata la principale retrospettiva della rassegna. In particolare, l’ormai ex direttrice del Festival ha progettato un viaggio nel periodo classico del genere, proponendo trentacinque film horror “da Caligari a Romero”. Quest’ultimo in realtà escluso, in quanto padre fondatore del New Horror. Ed infatti la pubblicazione dedicata alla retrospettiva è stata più correttamente (rispetto alle notizie diffuse ante-festival) intitolata “Da Caligari agli Zombie”.

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Giornata della memoria: tre film sull’olocausto, per non dimenticare

Oggi si celebra il Giorno della memoria, la ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell’olocausto. La data del 27 gennaio fu scelta in quanto in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, che avanzavano verso la Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, abbandonato dalle S.S. non dopo aver cercato di eliminare (almeno in parte) le prove dello sterminio.

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Confronti (impietosi): Annientamento vs. Stalker

Iniziamo col dire che Alex Garland è tutt’altro che un tipo poco originale. Prima di dedicarsi al cinema aveva scritto alcuni romanzi, uno dei quali è diventato il soggetto di un film di successo di Danny Boyle, The Beach, con Leonardo Di Caprio nei panni del protagonista. Garland ha collaborato nuovamente con Boyle – che evidentemente aveva trovato in lui una succosa fonte di idee – scrivendogli due sceneggiature originali, quelle di 28 giorni dopo e Sunshine.

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Al cinema: Halloween, di David Gordon Green (con un confronto con i film di John Carpenter e Rob Zombie)

220px-Halloween_(2018)_posterCon una mossa di marketing ardita al punto da sfiorare l’avanguardia, a fine Ottobre è uscito Halloween, ennesimo sequel del celebre franchise inaugurato da John Carpenter nel 1978. Una scelta che, sebbene non spicchi proprio per originalità, sicuramente ha premiato il film di David Gordon Green con l’incasso di apertura migliore di tutto il lungo franchise dedicato a Michael Myers, a testimoniare la curiosità generata da questa operazione. Green, infatti, decide di ignorare tutto quanto realizzato negli ultimi quarant’anni, ritornando alle radici dei personaggi e della storia; tutti i sequel, i reboot, i remake, i sequel di remake e remake di sequel vengono dimenticati, come se non fossero mai esistiti, per realizzare un sequel diretto del film capostipite, cancellando con un colpo di spugna una continuity elefantiaca e all’interno della quale è sempre più complicato orientarsi.

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Confronti: quando la colonna sonora è più celebre del film

ostCi sono colonne sonore e canzoni scritte per il cinema che hanno fatto la storia, contribuendo al successo di autentici capolavori della settima arte. Qualche esempio? Over the Rainbow cantata da Judy Garland e scritta da Harold Arlen e E.Y. Harburg per Il mago di Oz. Oppure la splendida Raindrops Keep Fallin’ on My Head, del genio Burt Bacharach su testo di Hal David e cantata da B.J. Thomas per il film Butch Cassidy. O ancora, per passare alle colonne sonore strumentali, la Marcia imperiale composta da John Williams per L’impero colpisce ancora o l’immortale main theme, ispirato all’urlo del coyote, musicato da Ennio Morricone per Il buono, il brutto, il cattivo.

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Confronti: quando la spia è donna (Atomica bionda vs. Red Sparrow)

spie 1In poco meno di un anno abbiamo avuto nelle sale due film ambientati nel mondo dello spionaggio e con protagoniste femminili. Un revival di temi già affrontati in tutte le salse nel mondo della settima arte, in un genere, quello della spy-story, che tuttavia aveva abituato a personaggi maschili, con le donne relegate a mera comparsa o a femme fatale di turno (vedi il caso paradigmatico di 007 e delle Bond Girls).

Non che nella storia del cinema non vi siano state in precedenza opere di spionaggio (anche celebri e risalenti) con protagoniste appartenenti al gentil sesso: dalla Mata Hari di Greta Garbo (nell’omonima pellicola del 1931, che era stata preceduta da due film muti – uno dei quali con la “vamp” ante-litteram Asta Nielsen – e che è stata seguita da una serie di altre opere dedicate alla celebre spia olandese) alla Nikita diretta da Luc Besson.

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Confronti: La notte del giudizio 1, 2 e 3 (e oggi esce il quarto)

la notte del giudizio 07Oggi esce nei cinema italiani il quarto capitolo della serie di The Purge, un prequel intitolato La prima notte del giudizio. In molti ricorderanno la curiosità destata dai primi tre film quando uscirono nelle sale negli anni scorsi, soprattutto il primo, che sviluppava un’idea a suo modo originale. Ci sono quei registi che costruiscono il proprio successo (e una carriera) anche soltanto su una buona idea, e James DeMonaco è uno di questi, dato che nel suo passato (prevalentemente) di sceneggiatore non aveva portato a casa grandi risultati.

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