Una sorta di fissità riflessiva si aggira per l’Europa: c’è un filo ma è abbastanza esile, e sono le peripezie di due tizi, venditori di scherzi con l’esplicito intento di far sorridere la gente, soprattutto denti da vampiro, sacchetti delle risate e una maschera orribile. Anche extralunghi eh. I due sono triiiiisti, venditori porta a porta, che bisticciano e tornano ricorsivamente, vivono in un triiiste affittacamere per persone sole e non vendono mai una cippa. I quadri sono fissi, composti in maniera rigorosa assai e pittorica, la telecamera inquadra 39 (non le ho contate) scenette d’autore, di diverso peso e durata: le prime sulla morte, ma oltre a loro ci sono l’insegnante di tango e il suo prediletto che le leva le mani di dosso, entrambi tornano sullo sfondo di un’altra scena, e poi il capitano di marina che non trova il suo appuntamento, e ben due scene spaziali (no nel senso di 2001 eh), nell’andirivieni temporale: quella alla locanda di Lotte la zoppa di Goteborg (un bacio per un bicchierino) e soprattutto quella di Carlo XII di Svezia, che entra in un bar (splash) di periferia, finestroni larghi, slot machine e fuori tralicci e fabbriche abbandonate. Passa l’esercito dell’800, diretto alla guerra contro la Russia, gli astanti sono perplessi, per 6 minuti scorrono reparti di soldati fuori dalla vetrina.
Categoria: Speciale Venezia 75
Speciale Venezia 75: Magdalene, di Peter Mullan
Il penultimo dei Leone d’Oro da noi selezionati per lo Speciale Venezia 75 è un film del 2002 di sangue irlandese (co-prodotto dall’italiana Eyescreen di Occhipinti) diretto dallo scozzese Peter Mullan, nome forse meglio noto come attore di retrovia (qualcuno ricorderà il losco Mother Superior in Trainspotting, che serve la siringa come a un ristorante di classe). Si tratta di Magdalene (The Magdalene Sisters) un dolente e penetrante ritratto della vita nelle terrificanti Magdalene laundries, case di reclusione tenute dalle suore per la “redenzione” di fanciulle perdute. Istituti di correzione (disgustoso eufemismo) e lavanderie intitolati alla peccatrice dei Vangeli, Maria Maddalena – figura peraltro riedificata dal recente film di Garth Davis sulla scorta delle intuizioni teologiche di Papa Francesco – questi simpatici luoghi infernali sono esistiti fino al 1996. Non proprio l’ottocento, diciamo.
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Speciale Venezia 75: Hana-bi – Fiori di fuoco, di Takeshi Kitano
A me invece piace pensare ai fiori di fuoco come ai fori che sbocciano dai corpi al contatto col colpo di pistola – ti farò male più di un colpo di pistola. Ma visto che ci sono altre 8 interpretazioni più sensate, non è così (non nelle prime 8 posizioni, at least). I fuochi d’artificio, che accesi non scoppiano ma poi non dovrebbero e scoppiano, e accendono un fiore nel cielo. Nishi-san è un classico Violent Cop. Salta il turno a un appostamento, per andare in ospedale a trovare la moglie malata. Scopre che ha la leucemia, spacciata. Peu après, gli dicono che Horibe, il collega di turno al posto suo, è stato colpito (–> finirà in sedia a rotelle), e un altro e un altro, uno morto e uno no. Belin, che giornata di merda.
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Speciale Venezia 75: America oggi, di Robert Altman
Non puoi chiedere a un amante del cinema qual è il suo film preferito, lo metteresti in crisi. Ci sono così tante meraviglie nel forziere della settima arte che davvero non si sa dove il luccichio è più intenso. Neppure quella del regista preferito è una scelta facile, anche se c’è sempre un nome ricorrente nella mente di ogni appassionato di film (cerco di evitare l’orrido termine cinefilo), quel nome sul quale ogni dubbio si scioglie come neve al sole. Tra Allen e Fellini, Ford e Huston, la figura di Robert Altman occupa un posto speciale nel mio cuore. Uomo straordinario, regista geniale e inimitabile, nella sua ricca filmografia spiccano alcuni titoli che hanno lasciato un segno profondo nel mondo del cinema al di là dei pochi premi ottenuti (un Oscar alla carriera che suonò riparatorio) e della stentorea commercializzazione dei suoi film dalle nostre parti.
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Speciale Venezia 75: Gloria – Una Notte d’Estate, di John Cassavetes
Il decennio più pop della nostra storia moderna si inaugura, alla Mostra di Venezia, con la premiazione di un film decisamente particolare, diviso tra l’intrattenimento e il prodotto autoriale, tra la commedia e il dramma di denuncia. John Cassavetes dirige per l’ennesima volta la moglie Gena Rowlands in un buddie movie sui generis, con una coppia assolutamente disfunzionale costretta a fuggire rocambolescamente tra le vie di una New York malfamata e ben lontana dallo splendore del sogno americano; un soggetto non troppo originale, in realtà, ma trattato in modo tale da rendere Gloria – Una Notte d’Estate una storia ancora fresca e interessante grazie alla brillante sceneggiatura e all’atmosfera divisa tra un disincantato realismo e un fiabesco di stampo quasi disneyano.
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Speciale Venezia 75: La battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo
Nel narrare le vicende storiche della guerra franco-algerina, il conflitto che oppose l’esercito francese agli indipendentisti algerini del Fronte di Liberazione Nazionale tra il 1954 e il 1962, Gillo Pontecorvo mescola neorealismo e documentario, con una padronanza della regia e del montaggio che ricorda il miglior Ejzenstejn, in un film che è un monumento della storia del cinema italiano, di cui costituisce uno dei capolavori intramontabili.
Alla coraggiosa scelta di un soggetto scomodo, ma tremendamente efficace, come quello della guerra d’Algeria (uno dei momenti più significativi della decolonizzazione), vanno sicuramente ascritti buona parte dei meriti della riuscita di un film incisivo come pochi altri nel tratteggiare il rapporto tra la Storia e il dramma collettivo di chi più o meno consapevolmente è destinato a scriverla.
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Speciale Venezia 75: Ordet – La parola, di Carl Theodor Dreyer
È un cinema d’altri tempi quello di Carl Theodor Dreyer, un cinema che oggi può apparire vetusto e superato, ma che conserva interamente il suo fascino. Dreyer raggiunse l’apice della sua carriera durante il periodo del muto, quando era ancora relativamente giovane. La passione di Giovanna d’Arco è pressoché unanimemente ritenuto il suo capolavoro, ma non mancano –dopo il passaggio al sonoro– alcuni grandissimi film come Vampyr, Dies Irae e questo Ordet – La parola, penultima opera del Maestro danese, vincitrice del Golden Globe per il miglior film straniero e del Leone d’oro a Venezia, seconda tra le opere da noi selezionate per lo Speciale Venezia 75 – I migliori Leoni d’Oro.
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Speciale Venezia 75: Rashomon, di Akira Kurosawa
Un uomo ucciso, e ben quattro versioni diverse della verità riportate di seconda mano da due uomini sconvolti intorno a un fuoco improvvisato mentre infuria la tempesta. Su questo scheletro, Akira Kurosawa costruisce Rashomon, una lucida riflessione sulla verità e la fiducia riposta nell’essere umano, in un’alternanza di nichilismo e speranza che, come la storia raccontata, non fornisce risposte definitive. Può un singolo atto di carità assolvere un essere umano? O, al contrario, a che punto la dannazione dell’uomo risulta irreversibile e l’umanità impossibile, e immeritevole, di essere salvata?
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Speciale Venezia 75 – I migliori leoni d’oro
È il festival cinematografico di livello internazionale più antico al mondo. La prima edizione risale al 1932, pochi anni dopo l’introduzione del sonoro e tre anni dopo la prima notte degli Oscar, che tuttavia, come noto, non è un festival ma una cerimonia che assegna premi a pellicole già uscite nelle sale. La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – questo il nome esatto del festival – si inquadra all’interno della manifestazione artistica della Biennale di Venezia, un evento culturale nato nel 1895.
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