Su Netflix: Don’t Look Up, di Adam McKay

Mancava praticamente solo la mia voce a unirsi al coro che ha accompagnato l’uscita di Don’t Look Up su Netflix, lodandolo o criticandolo aspramente a seconda di quanto ci si sia sentiti punti sul vivo dalla satira di Adam Mckay. Certamente non si tratta di un film leggero o da guardare passivamente mentre si elabora il pranzo di Natale, per cui ho molto messo in discussione, a posteriori, la scelta di vederlo a capodanno dal momento che sarebbe stato lecito inaugurare il 2022 con qualcosa di più positivo; visto però l’andamento che quest’anno ha già preso, non mi sembra così fuori luogo iniziarlo con un approfondito esame del perché facciamo tutti così irrimediabilmente schifo

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Al cinema & Speciale Oscar 2019: Vice – L’uomo nell’ombra, di Adam McKay

Con buona pace dei latinisti e dei puristi, iniziamo col dire che il titolo va pronunciato vais, altrimenti si perde il doppio senso di una parola che in inglese significa contemporaneamente vice e vizio. Non che Dick Cheney, il personaggio immortalato in questa pellicola di Adam McKay, avesse particolari vizi. O almeno: ne aveva uno soltanto, ma bello grosso. Il potere. Tanto che era pronto a dire di no alla vicepresidenza degli Stati Uniti perché ritenuto un ruolo poco prestigioso. Più o meno come uno direbbe no all’invito ad una festa di compleanno di un cugino di terzo grado.

Ma il buon Dick aveva intuito che quello non sarebbe stato un ruolo da vicepresidente come gli altri. Strette di mano, tagli di nastro alle inaugurazioni. Lì si trattava di fare il vice di George W. Bush, uno che a malapena ti sa fare la O col bicchiere.

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