Ma sì, mettiamocelo “padrino” nel titolo. Che tanto è gratis e magari porta pure qualche centinaio di migliaia di euro in più al botteghino. Ed infatti il film di Kevin Connolly, nonostante la pioggia di recensioni negative piovutegli addosso e le stroncature pressoché unanimi della critica, ha superato nel nostro Paese il milione di euro di incassi. Un risultato più che discreto, considerato tutto.
Ma sì, mettiamo “padrino” nel titolo (che poi perché “il primo”?) e mettiamo pure una citazione sulla locandina, che fa figo e non impegna. Beh, non è proprio così, perché se scomodi anche solo il termine “padrino” ti impegni eccome. Ti presti a dei confronti che rischiano di essere impietosi. Inutile dire che il film di Connolly non è nemmeno da mettere vicino alla trilogia di Francis Ford Coppola (nemmeno al terzo capitolo, che di quella trilogia è sicuramente l’opera meno riuscita). Ma non è da mettere vicino nemmeno alla media dei gangster movie degli ultimi vent’anni, un genere cinematografico che, si sa, è impegnato in una parabola discendente simile a quella del western.
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