Quell’assurda decina: #5 – Piccoli omicidi, di Alan Arkin

piccoli omicidi 2La commedia fu un genere poco battuto dagli autori della New Hollywood, un po’ perché predominavano i toni disillusi e tragici del dramma, un po’ perché nell’età classica il genere aveva raggiunto vette con cui difficilmente ci si poteva confrontare. Eppure anche nella commedia sussistevano i margini per portare un po’ d’innovazione, come fece Alan Arkin adattando un’opera teatrale di Jules Feiffer, la quale, presentata a Broadway una prima volta, aveva avuto un’accoglienza a dir poco tiepida, salvo poi essere riproposta, dopo l’iniziale rigetto, in seguito al successo nei teatri d’oltreoceano.

Piccoli omicidi è una black comedy surreale e grottesca che prende di mira la società americana e la violenza nelle metropoli. Fin dall’inizio assistiamo al pestaggio (per la maggior parte fuori campo) del protagonista Alfred da parte di teppistelli che lo provocano mentre sta svolgendo il suo lavoro di fotografo (di escrementi, come si verrà a sapere in seguito).

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Quell’assurda decina: #4 – Le avventure del Barone di Munchausen, di Terry Gilliam

la-locandina-di-le-avventure-del-barone-di-munchausen-122291Proprio così, ci sono ancora io a parlarvi di un film di Terry Gilliam, qualche alzata di pupille me la merito ma abbiate pazienza, se dobbiamo selezionare una decina di film bizz-surr-grott (copyright by Marco aka ‘tragicomix’) risulta davvero impossibile non tenere in considerazione quel suo tocco surrealista scuola Monty Python. Di Brazil ne avevamo già parlato, del suo Don Chisciotte anche; non resta che affrontare il suo gargantuesco flop, quell’opera arditamente buffonesca, quel trionfo dei trucchi da Cinecittà che passa sotto il nome di Le avventure del Barone di Munchausencostato 46 milioni di USD per un incasso domestic di poco superiore agli 8 milioni. Ma chi ha visto Lost in La Mancha sa bene di che pasta è fatto Terry e quanto poco tenga in considerazione il dare e avere della partita doppia. Del resto, a proposito del suo Munchausen dichiarò con assoluta scioltezza in una intervista a un talk show: It wasn’t my money. Thank God.

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Quell’assurda decina: #3 – Anche i nani hanno cominciato da piccoli, di Werner Herzog

hqdefaultC’è questo fatto che io ho sincera una predilezione per i nani e insomma, detto così pare un po’ brutto ma tant’è. Puntualizzo che non guardo porno coi nani (anche se ce n’era uno su Biancaneve che faceva troppo ridere, e poi ci sarebbe Diprè con Nana puttana, ma vabbè). Parlando di nani, cioè relativamente spesso ma con gente un minimo selezionata – io lo chiamo “il solito pezzo sui nani” – questo film è il riferimento ultra da tirar fuori: è bellissimo il titolo, è bellissimo da raccontare, è tutto bellissimo. Incluso l’incipit di Wikipedia, che dice “un film con attori nani non professionisti”.

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Quell’assurda decina: #1 – The Lobster, di Yorgos Lanthimos

the lobster 1Il primo film in lingua inglese di Yorgos Lanthimos è una pellicola distopica pura, con un minimo appiglio al fantasy, molto suggestiva e dal taglio fortemente autoriale. È una pungente satira della vita di coppia, nascosta dietro lo scenario surreale di un futuro in cui la vita da single è bandita, fino a ritenerla una pratica inumana che merita la trasformazione del trasgressore in animale.

Siamo in un futuro distopico in cui i single vengono catturati e portati in un hotel in cui devono trovare un partner entro un termine di quarantacinque giorni. Se non lo fanno, sono condannati ad essere trasformati in un animale a loro scelta. David, il protagonista, giunge nell’hotel dopo che la moglie lo ha lasciato. Dopo aver fatto amicizia con due uomini, anch’essi single, David prova a trovare una compagna, invano.

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Lo scrigno: Intervento divino, di Elia Suleiman

intervento divino2[Lo scrigno, ovvero: film semi-sconosciuti o dimenticati che a nostro avviso vale la pena andare a recuperare, per evitare che cadano nell’oblio o che passino inosservati. Questa volta tocca ad una pellicola palestinese del 2002, distribuita in Italia ma poco conosciuta. Go get it!]

Un Babbo Natale pugnalato da bambini arabi interessati più a questioni di principio che alla ricca cesta di doni che l’uomo porta sul dorso.

Vicini di casa che litigano su piccole questioni quotidiane: l’auto che ingombra il passaggio, lo smaltimento dei rifiuti, i confini delle adiacenti proprietà.  Continua a leggere “Lo scrigno: Intervento divino, di Elia Suleiman”

touch of modern: Underground, di Emir Kusturica

underground kusturicaSono così belle le tue bugie!

Qualche mese prima che gli accordi di Dayton chiudessero mestamente la terrificante carneficina dei Balcani (1992-1995) qualcuno aveva già scritto il necrologio della Jugoslavia con un film stilisticamente flamboyant e politicamente dissacrante. Si trattava di Underground del cineasta bosniaco naturalizzato serbo Emir Kusturica, per noi terzo titolo da annoverare tra le 12 migliori Palme d’Oro a Cannes. Vero “campione” da festival europeo, Kusturica all’epoca figurava già iridato del Leone d’Oro per la miglior opera prima nel 1981 con Ti ricordi di Dolly Bell? (Sjećaš li se Dolly Bell?) e di una precedente Palma nel 1985 con Papà è in viaggio d’affari (Otac na službenom putu).

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