Humphrey Bogart in dieci ruoli memorabili (più uno)

Nell’augurare a tutti un sereno Natale, ricordiamo oggi un mito della Hollywood dell’età classica come Humphrey Bogart, nato a New York il 25 dicembre del 1899 – esattamente centoventi anni fa – e scomparso a Los Angeles il 14 gennaio 1957. Tra le più grandi stelle della Golden Age e vera e propria icona del cinema hollywoodiano, Bogart è stato inserito dall’American Film Institute al primo posto tra le più grandi stelle maschili della storia del cinema.

Non molto considerato dall’Academy, Bogart ricevette nella sua lunga carriera (in cui girò circa ottanta film) soltanto tre nomination all’Oscar, vincendone uno per la sua interpretazione in La regina d’Africa.

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Confronti: Philip Marlowe secondo Hawks e Altman (Il grande sonno vs. Il lungo addio)

marlowe 1Il personaggio di Philip Marlowe fu creato dallo scrittore americano Raymond Chandler sul finire degli anni Trenta. Il primo romanzo che vede protagonista il celebre detective privato è Il grande sonno, del 1939, cui seguiranno altri otto tra romanzi e racconti, che andranno a perfezionare quel sotto-genere del poliziesco chiamato hard-boiled, creato negli anni Venti da Dashiell Hammett. Un genere letterario in cui l’attenzione narrativa si spostava dalle indagini compiute mediante l’analisi deduttiva del luogo del crimine, alla costruzione di un protagonista dalle tinte fosche, un detective che compiva la sua missione finendo spesso invischiato in oscure trame in corso di svolgimento. Tale è il personaggio di Philip Marlowe, i cui libri sono stati oggetto di una decina di trasposizioni cinematografiche, alcune delle quali sono diventate dei capisaldi del genere noirContinua a leggere “Confronti: Philip Marlowe secondo Hawks e Altman (Il grande sonno vs. Il lungo addio)”

Oldies but Goldies: La foresta pietrificata di Archie L. Mayo

la-foresta-pietrificataRobert E. Sherwood, prolifico scrittore a tutto tondo ed esponente di spicco della Tavola Rotonda dell’Algonquin (circolo letterario newyorkese molto in voga negli anni ‘20),  vanta nel suo carnet una straordinaria produzione di reportage, biografie, testi teatrali e sceneggiature per il cinema che lo portarono a collezionare quattro Pulitzer e un Oscar (nel ’47, con la sceneggiatura de I migliori anni della nostra vita di Wyler). Tra i suoi lavori più acclamati figura certamente La foresta pietrificata (The Petrified Forest), dramma in due atti che debuttò nella Grande Mela nel 1935, che racconta con un certo fatalismo la Grande Depressione americana sul solco della tradizione western; acquistati i diritti, la Warner col suo eclettico uomo di punta Hal B. Wallis mise sotto contratto il regista Archie L. Mayo facendo adattare la piece da Charles Kenyon in tandem con l’allora emergente Delmer Daves.
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