Al cinema: Rocketman, di Dexter Fletcher

Non credo di aver mai parlato del mio leggero daltonismo. Che non incide – almeno credo – sulla mia capacità di gustarmi sfumature e accostamenti cromatici, o di apprezzare o meno la fotografia di un film (o la fotografia in generale). Semplicemente ho qualche problema nel distinguere i colori quando sono troppo vicini, come in quei cerchi pieni di pallini in cui devi riconoscere un numero. Quei test che ti fanno dall’oculista e in cui faccio generalmente scena muta. Tutto ciò per dire che non ho preso bene la scelta della Marv Films, una delle case di produzione che ha finanziato Rocketman, di presentarsi prima dell’inizio del film con un logo ricavato da una tavola di Ishihara. Eppure la mia discromatopsia non mi ha impedito di gustarmi i coloratissimi costumi, occhiali e copricapi di Sir Elton John, protagonista di questo biopic di Dexter Fletcher.

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Speciale Oscar 2019: A Star is Born, di Bradley Cooper

54058A me piace moltissimo Lady Gaga, fin dal momento del suo debutto avvenuto ormai quasi dieci anni fa. Dal basso della mia bovina ignoranza sull’argomento “musica” mi sembra che abbia una voce meravigliosa e che sia riuscita a ritagliarsi uno stile perfettamente riconoscibile e molto accattivante, almeno per me; mi diverto sempre molto a guardare i suoi video, che riservano sempre qualche sorpresa soprattutto per il suo stile istrionico e perennemente sopra le righe, e in macchina canto sempre ad alta voce le sue canzoni quando passano dall’iPod. Poi è arrivato American Horror Story: Hotel, un paio di anni fa, e sono gelato. La quinta stagione della serie tv presentava, tra le altre cose, il debutto attoriale di Lady Gaga, che ho visto recitare male come poche altre persone nella vita. Questo dovrebbe spiegare come mai io fossi così combattuto nel momento in cui è stato rivelato che la cantante avrebbe interpretato il ruolo da protagonista in A Star is Born, debutto anche di Bradley Cooper dietro la macchina da presa. Però, vuoi la verità? Secondo me è stata bravissima.

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Oldies but Goldies: Un americano a Parigi, di Vincente Minnelli

An-american-in-Paris-posterEsattamente 100 anni fa nacque Alan Jay Lerner, nome che potrebbe dirvi poco o nulla se non siete un po’ appassionati di musical. Nell’allestimento di uno spettacolo danzante e cantante pensato e studiato per il cinema, i reparti tecnici a cui generalmente si fa riferimento sono coreografia, regia, scenografia, naturalmente le musiche; il fanalino di coda spetta alla sceneggiatura, più apprezzata nel cinema classico. Tuttavia si può scrivere una buona storia saldandola agli “invadenti” innesti coreografici, come dimostrò il paroliere Lerner il quale vinse ben due premi Oscar per Un americano a Parigi e Gigi, frecce della faretra MGM prodotti da Arthur Freed per la regia di Vincente Minnelli. Ebbene, visto che amiamo molto celebrare le ricorrenze e spesso approfittiamo semplicemente di queste per parlare dei film che amiamo, oggi vi presentiamo il mitico An American in Paris, cugino meno nobile del divino Singin’ in the rain seppure più premiato. Continua a leggere “Oldies but Goldies: Un americano a Parigi, di Vincente Minnelli”

Al cinema: The Greatest Showman, di Michael Gracey

the greatest show 1Ma davvero potevamo credere che il successo di La La Land non avrebbe avuto ripercussioni nelle successive stagioni cinematografiche? Per chi lo avesse creduto, ecco servito The Greatest Showman, in cui Hugh Jackman, smessi i panni di James “Logan” Howlett alias Wolverine, diventa nientemeno che Phineas Taylor Barnum, quello che può essere considerato l’inventore del circo moderno (o almeno di quello americano, nella sua versione più grottesca e stravagante). La storia di P.T. Barnum diventa dunque un musical, con un’idea per certi versi nemmeno poi così originale, ma che evidentemente necessitava di una congrua spinta (il citato successo di La La Land, per l’appunto) per arrivare sul grande schermo.

Le tempistiche non mentono: il progetto è in pista addirittura dal 2009, ma guarda caso le riprese sono cominciate nel novembre 2016, quando ormai il fenomeno La La Land era esploso, quanto meno a livello di Festival.  Continua a leggere “Al cinema: The Greatest Showman, di Michael Gracey”

Confronti: film giusti al momento sbagliato (parte seconda, gli esordi di Francis Ford Coppola)

timingIn un precedente post abbiamo affrontato il tema dei “film giusti al momento sbagliato”, ossia quelle pellicole tecnicamente e stilisticamente valide, ma che per effetto di una scelta non esattamente fortunata sui tempi sono state sostanzialmente dimenticate, oppure non hanno avuto il successo che meritavano. Due pellicole di questo tipo si possono riscontrare anche nella per il resto memorabile filmografia di un grandissimo nome della New Hollywood come Francis Ford Coppola, ed in particolare in due dei suoi primi lungometraggi. Continua a leggere “Confronti: film giusti al momento sbagliato (parte seconda, gli esordi di Francis Ford Coppola)”

Contemporary stuff: Sing Street, di John Carney

sing street locandinaJohn Carney è stato anzitutto un musicista, come attesta il suo passato di bassista nei più che discreti The Frames (digressione: amo le sonorità dell’album Fitzcarraldo, che però è del ’95 e lui all’epoca aveva già lasciato la band). E se sei stato musicista, puoi anche aver appeso il basso al chiodo, ma lo rimani dentro per sempre. Il cinema rappresenta per Carney il punto di arrivo di una transizione che è passata per i videoclip (e forse c’entra qualcosa pure il furto di una clapperboard dal set de I Committments); l’arte ha i suoi snodi, tutto passa dal cuore, dalla passione oltre che naturalmente da un innato talento e così in tempi recenti abbiamo visto Cameron Crowe portare la sua esperienza dalle colonne di Rolling Stone al capolavoro della rock comedy Almost Famous, Adam Shankman dalle coreografie al geniale e sbrilluccicoso musical Rock of Ages e così via, in una illustre tradizione di affluenze e convergenze artistiche che hanno portato epoche e generi musicali sul grande schermo.

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Speciale Vacanze – Vacanze trasgressive: Priscilla – La regina del deserto, di Stephan Elliott

Priscilla 01Il film odierno del nostro speciale vacanze è forse uno dei più famosi tra quelli prodotti agli antipodi, o perlomeno uno di quelli entrati nella cerchia dei “cult“. Prima di vederlo, devo essere onesto, non avevo idea di che cosa parlasse. E, bè, in pratica parla di due drag queen e un transessuale che viaggiano in furgone da Sydney ad Alice Springs, Australia. Il movente della partenza è la morte del compagno di Bernadette (l’ex-uomo), l’obiettivo finale esibirsi nella cittadina dell’outback.

La trama generale è abbastanza povera e il film si regge naturalmente sulla particolarità dei protagonisti, sul loro essere “diversi” in una società che non sempre li accetta. Continua a leggere “Speciale Vacanze – Vacanze trasgressive: Priscilla – La regina del deserto, di Stephan Elliott”

contemporary stuff: Dancer in the Dark, di Lars von Trier

Dancer_in_the_Dark_movie_posterI’ve seen what I was and I know what I’ll be, I’ve seen it all there is no more to see!

Con Dancer in the Dark Lars von Trier porta a compimento la sua seconda trilogia cinematografica. La prima, la Europa Trilogy, lo aveva fatto conoscere agli addetti ai lavori e agli appassionati. La seconda, la Golden Heart Trilogy, lo consacrerà invece come astro nascente della settima arte, la nuova speranza del cinema d’autore europeo. La costante delle sue prime sei opere per il grande schermo (in mezzo alle quali figura anche un film per la tv tratto da una sceneggiatura di Dreyer, Medea) è la partecipazione ai Festival di Cannes, che porta ad una vera e propria escalation di premi, connotati da una certa curiosa simmetria: il primo e il terzo film di ciascuna trilogia vincono un premio, via via sempre più prestigioso.  Continua a leggere “contemporary stuff: Dancer in the Dark, di Lars von Trier”

Al cinema: La La Land, di Damien Chazelle

la-la-land-locandina-low-750x1071Come si fa a non amare Ryan Gosling con quel suo piglio un po’ arrogante, il profilo affilato e gibboso, ed il suo personaggio, lo scontroso pianista Sebastian che ama solo il vecchio jazz classico, da vinile, senza contaminazioni elettroniche.
Come si fa a non amare la splendida Emma Stone con quegli enormi occhi da ranocchio, tenera e tremendamente chic, e il suo personaggio Mia Dolan (piccolo cadeau di Chazelle all’ altro enfant prodige del cinema?), sognatrice come la Farrow de La rosa purpurea del Cairo, un mega poster di Ingrid Bergman in camera, adoratrice del cinema classico di cui è imbevuta e con il quale nutre la sua ambizione di diventare un’attrice? Continua a leggere “Al cinema: La La Land, di Damien Chazelle”