Su Netflix: Highwaymen – L’ultima imboscata, di John Lee Hancock

Vedere Kevin Costner con le rughe a raggiera attorno agli occhi fa un certo effetto a chi, come me, lo ha visto giovane, gigione e rampante sul grande schermo. Il sex symbol degli anni ’90, quello meno tormentato e più “classicamente hollywoodiano”, ora corricchia con i braccini alti e guardinghi (pronti a parare ogni fatale ruzzolone) e ha il fiatone; viste le parecchie similitudini con l’altro recente noir western targato Netflix, Hell or High Water – per ambientazione, tematica e, appunto, l’eroe anziano, là interpretato da un marmoreo Jeff Bridges – verrebbe da pensare che la regina dello streaming si sia affezionata alla figura del vecchio lupo spelacchiato che ritorna, per onore e senso del dovere, ad annusare le tracce sulla pista.

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touch of modern: Cani arrabbiati, di Mario Bava

caniarrabbiati_locandinaUna eterna maledizione stabilisce che molti grandi artisti debbano venir compresi solo dopo, da morti. Un altro adagio ancora più antico recita che nemo propheta in patria. Insomma il geniale effettista, direttore della fotografia e provetto regista Mario Bava le ha provate tutte per accontentare la severa critica italiana, ma ha sempre trovato più sopracciglia alzate che applausi. Oggi, grazie a una riesumazione globale e massiva del cinema di genere da parte della cinefilia più militante, perorata da potentissimi tycoon del calibro di Quentin Tarantino, lui come numerosi altri prìncipi del cinema di serie B è stato assurto al rango di vero e proprio oggetto di culto.

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Oldies but goldies: Gilda, di Charles Vidor (100 candeline per Rita Hayworth!)

gildaRegina incontrastata delle pin-up girls (il suo poster diventa un elemento fondamentale nel racconto Rita Hayworth and Shawshank Redemption di Stephen King, splendidamente portato sul grande schermo da Frank Darabont con Le ali della libertà), sogno erotico di ogni uomo tra gli anni quaranta e cinquanta, la bella Margarita Carmen Cansino nacque a New York il 17 ottobre 1918. Cento candeline che troveranno, tra le varie celebrazioni, una affettuosa dedica ne l’immagine della 36^ edizione del Torino Film Festival. Ottima danzatrice e talentuosa attrice, fu scoperta dal collerico produttore Harry Cohn che le impose il nome di Rita Hayworth dal cognome della madre, delatinizzazione necessaria (eh già…) per portarla alla ribalta del pubblico USA. Stella del set e della cronaca mondana, fece parlare di sè per i suoi amori (tra gli altri Glenn Ford, Orson Welles e Alì Khan, un principe diseredato persiano), il suo travolgente sex-appeal, ma anche per la sua fierezza femminile, di cui è nota una annosa, strenua resistenza alle avances del tiranno della Columbia, King Cohn. Per celebrare il suo centenario abbiamo scelto il film a cui la sua immagine resterà perennemente legata, il vellutato noir Gilda di Charles Vidor che, secondo le parole del regista stesso, voleva mostrare come l’odio fosse una emozione eccitante tanto quanto l’amore.

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Lo scrigno: Una squillo per l’ispettore Klute, di Alan J. Pakula

klute 1Quando si pensa alle opere del filone crime della New Hollywood vengono subito in mente due capisaldi come Dirty Harry (Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!) e French Connection (Il braccio violento della legge), entrambi del 1971. Due film arcinoti, ma usciti (anche in Italia) qualche mese dopo il Klute di Alan J. Pakula, il cui titolo in italiano sembra richiamare proprio il film con Eastwood, non fosse che ciò è cronologicamente impossibile. Se i film di Siegel e Friedkin abbracciano in maniera più decisa il sottogenere del poliziesco, introducendo peraltro novità interessanti nella definizione dello stesso, il Klute di Pakula è invece un noir a tutto tondo, che scava nella tradizione dell’hard-boiled americano, a sua volta destrutturando un genere che negli anni Quaranta e Cinquanta era stato ampiamente codificato. Il detective Klute di Pakula, interpretato da un dimesso ma efficace Donald Sutherland, è ingenuo quasi ai limiti del commovente. È un perdente a trecentosessanta gradi, non ha nulla della baldanzosa autoironia che connotava molti dei detective del noir classico, à la Humphrey Bogart, per intenderci (anch’essi sostanzialmente dei disillusi, ma comunque brillanti e sagaci).

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Speciale Venezia 75: Gloria – Una Notte d’Estate, di John Cassavetes

immIl decennio più pop della nostra storia moderna si inaugura, alla Mostra di Venezia, con la premiazione di un film decisamente particolare, diviso tra l’intrattenimento e il prodotto autoriale, tra la commedia e il dramma di denuncia. John Cassavetes dirige per l’ennesima volta la moglie Gena Rowlands in un buddie movie sui generis, con una coppia assolutamente disfunzionale costretta a fuggire rocambolescamente tra le vie di una New York malfamata e ben lontana dallo splendore del sogno americano; un soggetto non troppo originale, in realtà, ma trattato in modo tale da rendere Gloria – Una Notte d’Estate una storia ancora fresca e interessante grazie alla brillante sceneggiatura e all’atmosfera divisa tra un disincantato realismo e un fiabesco di stampo quasi disneyano.

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Al cinema: Finché c’è prosecco c’è speranza, di Antonio Padovan

54272In questo multisala ma fichetto, con un sacco di sale e scale, c’era da scegliere e mi sono proprio detto: “Checce frega de Blade Runner noi c’avemo Battiston! BATTISTOOOON! ecc.” Per cui c’è Battiston che fa il commissario nel trevigiano, paesini tra Treviso e Venezia, e mentre svolge le indagini continua ad affettare salami e aprire bottiglie. Un vecchio conte produttore di prosecco muore suicida, una serie di omicidi contemporaneamente inizia, il commissario StuckyStucchi? indaga, e capisce subito come tutto si avvoltoli intorno a un cementificio colla ciminiera col pennacchio e un’altra serie, questa volta di morti di cancro.

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Confronti: Philip Marlowe secondo Hawks e Altman (Il grande sonno vs. Il lungo addio)

marlowe 1Il personaggio di Philip Marlowe fu creato dallo scrittore americano Raymond Chandler sul finire degli anni Trenta. Il primo romanzo che vede protagonista il celebre detective privato è Il grande sonno, del 1939, cui seguiranno altri otto tra romanzi e racconti, che andranno a perfezionare quel sotto-genere del poliziesco chiamato hard-boiled, creato negli anni Venti da Dashiell Hammett. Un genere letterario in cui l’attenzione narrativa si spostava dalle indagini compiute mediante l’analisi deduttiva del luogo del crimine, alla costruzione di un protagonista dalle tinte fosche, un detective che compiva la sua missione finendo spesso invischiato in oscure trame in corso di svolgimento. Tale è il personaggio di Philip Marlowe, i cui libri sono stati oggetto di una decina di trasposizioni cinematografiche, alcune delle quali sono diventate dei capisaldi del genere noirContinua a leggere “Confronti: Philip Marlowe secondo Hawks e Altman (Il grande sonno vs. Il lungo addio)”

contemporary stuff: Animali notturni, di Tom Ford

animalinotturni01Anziane danzatrici dai ventri molli e sproporzionati si muovono nude, al ralenti, sopra delle piattaforme; è l’installazione di un’arte performativa tendente al trash, opera dell’artista insonne e depressa Susan, ed è la sequenza con la quale si apre questo secondo lungometraggio di Tom Ford, stilista con vincenti ambizioni cinematografiche. Animali notturni si ispira al romanzo Tony & Susan di Austin Wright ed è un noir che bilancia la tensione del thriller più puro a quella emotiva legata alle relazioni amorose che si fanno complicate; è pure uno sguardo in tralice sull’universo fasullo, egocentrico e opportunista degli artisti, dal quale è possibile desumere un sottile collegamento con il mondo delle passerelle a cui è abituato Ford.

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books about movies: Il cinema americano contemporaneo, di Giaime Alonge e Giulia Carluccio

MASTRO BIBL. UNIVERS.qxdLa storia del cinema americano successivo all’avvento del sonoro è suddivisibile in due macro-periodi: quello classico, l’età d’oro dei divi e delle majors, che vede il dominio dello Studio System; e quello post-classico, iniziato con la rivoluzione della New Hollywood.

Proprio da tale fondamentale corrente di rinnovamento prende le mosse il libro di Giulia Carluccio e Giaime Alonge, rispettivamente preside e docente del DAMS di Torino, entrambi allievi del grande Gianni Rondolino.

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