Al cinema: First Man – Il Primo Uomo, di Damien Chazelle

locandinaQuando è stata diffusa la notizia che Damien Chazelle avrebbe diretto il biopic su Neil Armstrong si è scatenata l’ilarità generale: dopo ben tre film musicali, le malelingue dissero che il regista Premio Oscar per La La Land avesse sbagliato Armstrong e si ritrovasse ora costretto a raccontare la storia di un astronauta invece di quella di un jazzista. Mentre tutti ridevano, però, Chazelle ha lavorato, e il risultato è First Man, un film capace di segnare un punto fisso all’interno della sua filmografia funzionando come spartiacque tra una produzione segnata dal cinema di genere, quello musicale, e una invece interessata a raccontare storie molto diverse sebbene con un occhio di riguardo agli elementi che hanno reso perfettamente riconoscibili i suoi film, primo tra tutti l’attenzione maniacale rivolta al sonoro.

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Al cinema: Blade Runner 2049, di Denis Villeneuve

blade-runner-2049-poster-1Alla fine è diventata quasi una guerra intergenerazionale. I vecchi romantici adoratori del Blade Runner di Scott contro i nuovi rampanti seguaci del sequel di Villeneuve; se ci fate caso, vi accorgerete che sul web i toni si sono fatti piuttosto accesi. Francamente trovo che si tratti di una inevitabile collazione; futile fare i puristi del contingente con i paraocchi, fingere che non esista un così ingombrante precedente con cui fare i conti. Saranno anche baruffe da cortile ma l’uscita di questo film rappresenta secondo me un ulteriore allargamento della faglia che separa due continenti, il vecchio dal nuovo, la deriva quasi compiuta (in senso fisico, fenomenologico) del cinema contemporaneo da ciò che è stato, una zattera di pietra che si stacca con i suoi accoliti dei quali risuona il coro beffardo: “Addio guardiani del museo, noi stiamo con Villeneuve, Refn e Dolan!”.

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Al cinema: La La Land, di Damien Chazelle

la-la-land-locandina-low-750x1071Come si fa a non amare Ryan Gosling con quel suo piglio un po’ arrogante, il profilo affilato e gibboso, ed il suo personaggio, lo scontroso pianista Sebastian che ama solo il vecchio jazz classico, da vinile, senza contaminazioni elettroniche.
Come si fa a non amare la splendida Emma Stone con quegli enormi occhi da ranocchio, tenera e tremendamente chic, e il suo personaggio Mia Dolan (piccolo cadeau di Chazelle all’ altro enfant prodige del cinema?), sognatrice come la Farrow de La rosa purpurea del Cairo, un mega poster di Ingrid Bergman in camera, adoratrice del cinema classico di cui è imbevuta e con il quale nutre la sua ambizione di diventare un’attrice? Continua a leggere “Al cinema: La La Land, di Damien Chazelle”