Al cinema: L’uomo fedele, di Louis Garrel

In un prologo fulminante Marianne notifica ad Abel, con il quale convive, a) che è incinta; b) che lui non è il padre ma è Paul, un comune amico; c) che sposerà Paul e lui deve andarsene; d) che cresceranno i carciofi a Mimongo (no questo no). Lui non sbrocca e abbozza: AH. Sbalzo temporale, anni dopo (9), Paul è morto, al funerale Abel e Marianne si ritrovano a considerare se tornare insieme. Ma le variabili sono aumentate, perché ora abbiamo anche Eve, sorella minore di Paul, la quale è sempre stata innamorata di Abel e fa una formale dichiarazione di guerra a Marianne per conquistarlo. Nonché Joseph, figlio ottenne di M e P, che sostiene la madre sia un’avvelenatrice. Un bel casino, e dopo neanche 10 min di film.

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contemporary stuff: Mektoub, My Love: Canto Uno, di Abdellatif Kechiche

Porta Palazzo incontra San Salvario. Questa la capisce solo chi è di Torino, per cui mettiamola così: movida maghreb. Dopo un incipit a qualche inquadratura dal porno, ecco servite tre ore di sbevazzate, feste in spiaggia, parliamo-del-più-e-del-meno con la cumpa e cose così.

Zio di qua, zia di là, tutti a chiamarsi zii, ma sono veri nipoti, mica i tamarri delle case popolari. E baci e bacetti in continuazione.

È tutto un bere e un baciarsi l’ultimo film di Abdellatif Kechiche, tre ore di amarcord primi anni novanta in una comunità franco-tunisina di Sète, cittadina francese dell’Occitania, lido di Montpellier.

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touch of modern: Il laureato, di Mike Nichols

il laureatoIl 21 dicembre del 1967, esattamente cinquant’anni fa, si teneva a New York, presso il Coronet sulla Third Avenue e il Lincoln Art Theater su Broadway, la premiere del film The Graduate, uscito il giorno successivo nel resto del Paese e che arriverà in Italia soltanto nel settembre del 1968.

Capostipite (insieme a Gangster Story di Arthur Penn) della New Hollywood, la corrente che farà rinascere il cinema americano dopo il declino dell’età classica, Il laureato è una pellicola inaspettatamente rivoluzionaria, che a mezzo secolo dalla sua uscita conserva ancora un’insolita freschezza.

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Al cinema: Una questione privata, di Paolo e Vittorio Taviani

una questione privata 1Che nel 2017 si portino sul grande schermo storie sulla Resistenza, senza che vi siano particolari ricorrenze o celebrazioni, è sicuramente una buona notizia, considerata la fugacità dell’italica memoria e il preoccupante rifiorire di movimenti o anche soltanto atteggiamenti apologetici del nazi-fascismo e irrisori o negazionisti verso ciò che è stato il male assoluto del Novecento, l’Olocausto.

Ecco perché il nuovo film dei fratelli Taviani non può che ricevere un plauso a prescindere, quanto meno per la sua funzione sociale e di ripristino della memoria collettiva. Peccato che, come tutti i film di nicchia, sia destinato a passare relativamente inosservato, come dimostrano i modesti incassi e la dicitura (invero largamente presente nelle produzioni made in Italy) che dà notizia dei contributi pubblici ricevuti per il valore storico-culturale dell’opera riconosciuto dalle istituzioni (il che significa, come noto, che senza quei soldi il film non si sarebbe fatto).  Continua a leggere “Al cinema: Una questione privata, di Paolo e Vittorio Taviani”

contemporary stuff: Mr. Nobody, di Jaco Van Dormael

Mr. Nobody 01Il cinema di fantascienza, se ben studiato, può offrire validissimi spunti di riflessione, ponendo lo spettatore di fronte a dei quesiti che vengono solitamente mascherati da problemi tipici di un futuro prossimo ma che, è evidente, sono significativi anche per l’uomo contemporaneo. Mr. Nobody è sì uno sci-fi, ma in maniera abbastanza soft, mescolando elementi fantasy ed essendo pervaso di drammi sentimentali e della vita di tutti i giorni. Quando uscì ricevette il plauso di critica e pubblico e anche a me non dispiacque affatto, per questo ho deciso di parlarne con i lettori del blog.

Il protagonista è Nemo Nobody (nessuno in latino e nessuno in inglese, insomma, un signor nessuno, proprio): a 118 anni, nell’anno 2092, viene intervistato da un giornalista circa la sua lunghissima vita, essendo ormai l’ultima persona sul pianeta ancora mortale. L’uomo, apparentemente non troppo lucido di mente, rivela invece una personalità decisamente interessante e una storia tutt’altro che noiosa. Anzi, più storie. Continua a leggere “contemporary stuff: Mr. Nobody, di Jaco Van Dormael”

Speciale Vacanze – Vacanze romance: Moonrise Kingdom, di Wes Anderson

MK_00Sesta tappa del nostro Speciale Vacanze, bastano i primi minuti di visione e ogni indizio porta a una inequivocabile soluzione: ci troviamo in un film di Wes Anderson, immersi nel mondo colorato e nostalgico di questo geniale cineasta texano (già, texano: ammettilo, anche tu l’avresti detto inglese), pregno di memorabilia. Quello di Anderson è un cinema degli oggetti; sui titoli di testa di questo Moonrise Kingdom, la cinepresa scruta orizzontalmente gli interni di una casa che sembra una fiera vintage, un set costruito come fosse la sezione di quelle case giocattolo anni ’70, mentre un giradischi portatile color turchese suona Purcell nell’interpretazione di Benjamin Britten con i commenti didattici di una voce che spezzetta la sinfonia spiegando l’ingresso di ottoni, archi etc. Tre bambini con le gote rosse, ciuffo brillantinato e camicia a scacchi – quasi fosse una vecchia cartolina pubblicitaria della Coca Cola – ascoltano sdraiati, in una delle tante inquadrature perfettamente simmetriche. Quello di Anderson e del suo direttore della fotografia Robert Yeoman è un paesaggio policromo immediatamente caro agli spettatori, che nella fandom più sfrenata vedono perfino “luoghi che potrebbero stare in un suo film”.

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Al cinema: Your name, di Makoto Shinkai

your-name-posterIn Giappolandia due ragazzi sui 17 y-o, Mitsuha (che non è un’amica di Frances-ha anche se sembrerebbe) e Taki. La prima vive in un villaggio, tra le montagne, scuola, figlia del sindaco ma vive nel tempio con nonna e sorella, sputa il sake per conservarlo perché la tradizione così vuole, e ovviamente vorrebbe la grande città. Taki a Tokyo vive col padre, scuola, lavora in un ristorante italiano dove vorrebbe bombarsi la capocameriera (alla fine non se l’è bombata nessuno, please parliamone u_u). A una certa i due iniziano a sognare di vivere la vita nel corpo dell’altro, intere giornate; così spesso che si abituano, si scrivono note e consigli su cosa è successo, bisticciano, si danno consigli. Quindi prima parte tutta sul tema dello scambio di corpi, come mille altri prima, con linea comica dettata da Taki che ogni volta che si sveglia nel corpo di Mitsuha non riesce a fare a meno di toccarsi le tette per i primi 20 minuti, anche quando ha promesso a lei che fatto non lo avrebbe. Continua a leggere “Al cinema: Your name, di Makoto Shinkai”

contemporary stuff: La vita di Adele, di Abdellatif Kechiche

1010877_fr_la_vie_d_adele__chapitres_1___2_1378988006016Ho l’impressione di fare finta, di fare finta su tutto. A me manca qualcosa

Ma come faceva a resistere alla tentazione di non chiamarla Ramona Flowers? Una vita, o meglio alcuni anni, e i più divertenti, della vita di Adéle, che parte ragazzetta di liceo, tra sentiti omaggi alla letteratura francese e storielle da adò, e termina insegnante. Nel mezzo c’è il vortice, la scoperta dell’amore con dicevamo Ramona Flowers, i suoi capelli blu, i corpi intrecciati, gioie e lacrime e bla e poi ancora blu. Troppo si è parlato delle scene di lesbosesso, a proposito di questo film, e troppo poco delle qualità del film, tanto più che saranno poco più di 10 minuti su 3 ore. Mentre la forza sta nell’insieme, e nella composizione, nella scoperta dei sentimenti e nei sorrisi timidi dei due personaggi quando si conoscono. Continua a leggere “contemporary stuff: La vita di Adele, di Abdellatif Kechiche”