Al cinema: Toy Story 4, di Josh Cooley (recensione espresso)

ToyStory4-Locandina-2Nel 1995, Toy Story ha fatto la storia dell’animazione: primo film realizzato interamente in computer grafica, ha aperto la strada a una rivoluzione che ha cambiato radicalmente l’immaginario animato. Allo stesso tempo, la storia dei giocattoli che cercano di ritornare dal loro bambino si è scavato un posto inalienabile nei cuori di tutti i fan, diventando probabilmente il franchise Pixar più amato di sempre. Per cui la domanda che frullava in testa a tutti era: è necessario un quarto capitolo? La risposta, piuttosto ovvia, è: chiaramente no.

Toy Story 3 aveva chiuso alla perfezione un’ottima trilogia, con un finale agrodolce soddisfacente e ben costruito. Toy Story 4 ne costituisce semmai una coda, un prolungamento di quell’epilogo che tuttavia non riesce a evitare la sensazione di ripercorrere sentieri già esplorati. Un’avventura rocambolesca spesso troppo tirata per le lunghe e dalla trama piuttosto macchinosa, con nuovi personaggi incapaci di restare davvero impressi e un protagonista messo molto spesso in ombra dalla sua spalla, un’ottima Bo Peep.

Un carosello di inseguimenti e infinite forzature che finisce per perdere di vista quello che è lo spunto di trama davvero interessante e innovativo: Forky. Giocattolo assemblato con pezzi di spazzatura e magicamente animato dall’affetto di Bonnie, Forky è il simbolo del potere di un’immaginazione capace di infondere un’anima semplicemente credendo che ciò sia possibile, rinnovando il senso di meraviglia scaturito da quella magia che si trova nella fantasia di un bambino. Un potere finora dato per scontato dalla sospensione dell’incredulità, ma che ora viene messo in discussione e indagato, purtroppo in modo molto superficiale e sbrigativo; già, perché se i primi minuti sono dedicati alla storia di Forky, il resto del film si configura come il consueto buddy movie tra giocattoli.

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Alla fine, consapevole di essere sempre il giocattolo di Andy e che nessuno potrà mai prendere il suo posto, Woody si separa da tutti i suoi amici e inizia una nuova vita da ramingo insieme a Bo. Un’altra buona idea, certo, ma che arriva forse in ritardo – nove anni in ritardo, si potrebbe dire. Toy Story 4una nuova conclusione alla vicenda, sebbene priva di quel pathos che aveva caratterizzato la fine del capitolo precedente. L’augurio è che si tratti, stavolta, di un vero finale, e non dell’inizio di una nuova, interminabile saga intenzionata a riproporsi sempre uguale a sé stessa pur avendo esaurito i suoi argomenti.

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Toy Story 4 (2019, USA, 100′)

Regia: Josh Cooley

Sceneggiatura: Stephany Folsom, Andrew Stanton

Musica: Randy Newman

Interpreti principali: Tom Hanks (Woody – voce), Tim Allen (Buzz Lighyear – voce), Annie Potts (Bo Peep – voce), Tony Hale (Forky – voce), Christina Hendricks (Gabby Gabby – voce).

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19 pensieri riguardo “Al cinema: Toy Story 4, di Josh Cooley (recensione espresso)

  1. Condivido pienamente.
    L’ideona era Forky, il giocattolo creato dalla fantasia di Bonnie (risposta ai giocattoli commerciali made in PRC); ma è una briscola giocata male
    E sì, la saga era meglio fermarla al terzo episodio.

    1. Purtroppo viviamo in un periodo in cui non si accetta più di veder finire qualcosa, che non ce ne sia più, per cui fioriscono tutte queste saghe interminabili che non hanno più nulla da dire (vedi Pirati dei Caraibi).

    1. Bo è sempre la bambola dei primi due film, ma la sua evoluzione è giustificata dalla trama: ha trascorso molti anni vivendo come una vagabonda, ci sta che si sia svegliata fuori. Il mio problema, semmai, è che dal momento in cui entra in scena Woody viene totalmente messo in ombra e trattato come un mentecatto, quando nei film precedenti era sempre stato pieno di risorse.

      1. In buona sostanza, si.
        Tra l’altro, secondo me, avrebbe potuto offrire un ottimo spunto: a un certo punto si scopre che si è rotta, il suo braccio è tenuto insieme solo dallo scotch. Mi sarebbe piaciuto, a questo punto, che lo avesse perso, e che fosse badass nonostante l’handicap fisico. Per me sarebbe stato molto più interessante e innovativo.

  2. Bella recensione! Non l’ho ancora visto, ma sono abbastanza sicuro che, cone dici, sia un capitolo superfluo. A me piace la trilogia iniziale, anche se non ne sono un fan sfegatato come molti, e la conclusione del terzo film, per me probabilmente il migliore, era soddisfscente!

    1. La conclusione del terzo viene ripresa all’inizio di questo in un montaggio veloce, una specie di “negli episodi precedenti”, e quando fanno rivedere Andy che regala i suoi giocattoli a Bonny mi stavo quasi per commuovere di nuovo! Per me resta quello il vero finale della storia.

  3. Non sono un fan della serie, il primo film non mi fece granché effetto, se non per la novità di vedere la computer grafica dei videogiochi applicata a un medium giudicato più “alto” e culturalmente accettato del primo. Il secondo e il terzo film mi hanno coinvolto di più, anche se per me Monsters & Co. rimane un capolavoro inarrivabile, seguito da Up.
    Toy Story, sebbene sia la serie che ha dato l’inizio a tutto, mi ha sempre lasciato un po’ più distante, poiché l’ho sempre interpretata come un prodotto studiato più per i più piccoli.
    In questo senso, questo quarto capitolo non ha deluso le mie aspettative, l’ho trovato gradevole, divertente a tratti, con un ritmo sostenuto. Il finale quasi commovente, dico “quasi” perché non è una fine, ma l’inizio di due spin-off o altrettanti film futuri.
    Toy Story 4 fa il suo dovere di intrattenere la platea cui è rivolta e per i genitori che li accompagnano tutto sommato non sono due ore buttate.

    1. Anche io ho avuto l’impressione che fosse un film apripista per nuove storie da sviluppare in futuro: si possono seguire i giocattoli di Bonny, Woody e Bo a spasso per il mondo, le strade sono infinite. Però non amo questo modo di viversi le storie, preferisco sempre quando qualcosa, ad un certo punto, finisce.
      Monster & co. è bellissimo, e purtroppo molto sottovalutato tra i film Pixar. Però i miei preferiti sono tra gli ultimi, Inside Out e Coco.

      1. Oramai da diversi anni il finale volutamente aperto è una prassi comune, non una scelta di sceneggiatura. Lasciarsi aperta la porta a un seguito è commercialmente comprensibile. Noto una tendenza ad abusarne. Avengers Infinity mi è sembrato il culmine della presa per i fondelli: chiamatelo “Parte I” perché la fine non c’è proprio.
        Sono meno critico di te nel giudizio di Toy Story 4 per questo motivo (rassegnato a come va l’industria del cinema) e per il pubblico cui è rivolto. Tra i film che hai citato, Inside Out non è per bambini, quantomeno è difficile da seguire; Coco non l’ho visto. Disney ha con Pixar due filoni: uno per bambini con genitori e uno più per adulti. Rientra in una strategia di fidelizzazione che li attira da piccoli e li accompagna quando ormai sono cresciuti. Prodotti come Ice Age di Dreamworks sono rivolti a un pubblico dai 9 ai 90 anni 😂.
        Monsters & Co. è un capolavoro perché è il giusto equilibrio tra i due “filoni” Disney: zeppo di citazioni, personaggi irresistibili, divertente, adatto a entrambi i “target” per motivi differenti. Insomma è un film che attraversa le generazioni senza mai cadere nello scontato per l’una o l’altra parte. Non per nulla Mike è sul mio divano (attualmente sequestrato dalle mie due adorabili pesti di otto anni)

      2. Ma infatti inizialmente Infinity War era diviso in Parte 1 e Parte 2, poi si è scelto di dare titoli diversi ai due film. Comunque, secondo me, il MCU non fa testo, come ha scritto Leo Ortolani ormai è un lungo telefilm e come tale va visto: sai di non poter arrivare in sala senza conoscere tutto quello che è successo prima e sai che ci sarà sicuramente un seguito (anche se io l’avrei chiuso con Endgame).

        La strategia della PIxar è stata molto intelligente e lungimirante; anche Gli Incredibili 2 è rivolto a un pubblico mediamente più adulto, ci sono alcuni discorsi sull’etica e il cinismo che secondo me rischiano di lasciare indietro i bambini. La grandezza della Pixar, comunque, è quella di riuscire a trattare argomenti molto complessi rendendoli accessibili a tutti, come il discorso sulla morte e la memoria in Coco.

        Anche io voglio Mike sul mio divano!!! Mia sorella, da piccola, aveva un cuscino morbidissimo a forma di Nemo, con anche la pinnetta fortunata, e gliel’ho sempre invidiato.

  4. Ottima recensione. C’è chi considera Toy Story 4 migliore del terzo ma per me non è così. Mi aspettavo peggio da questo quarto capitolo ma alla fine ne sono uscito soddisfatto e contento. Ovviamente non può competere con il terzo che da una degna conclusione a Toy Story, però non è neanche un film da prendere sottogamba per via di alcune idee interessanti e un buon umorismo.

    1. Infatti non è che non mi sia piaciuto; mi sono divertito, e alcune idee sono state molto buone, ma è chiaramente un film di cui non c’era bisogno. Assolutamente non migliore del terzo!
      La cosa che mi consola è che si tratta dell’ultimo sequel Pixar, dall’anno prossimo torneranno a produrre film originali.

    1. In realtà da quando è uscito Toy Story ho già sentito molte persone dire che non ne hanno mai visto nemmeno un capitolo, o che non ne sono fan.
      Comunque la soluzione c’è: RECUPERO!

  5. Raggiungere le vette del terzo episodio era impossibile, e questo in casa Pixar lo sapevano benissimo. Per questo trovo che Toy story 4 più che un prosieguo sia un’evoluzione… un po’ una storia a sé se vogliamo. L’idea centrale è certamente Forky che ben rappresenta la cifra stilistica di questi tempi in cui l’utente deve partecipare al processo creativo; e infatti non è un giocattolo tradizionale. A livello di tecnica trovo che sia meraviglioso, con una cura dei dettagli formidabile e una notevole sensibilità nel trattare il tema dell’abbandono. Ho trovato un po’ troppo sacrificato il personaggio di Buzz, e tutti i vecchi giocattoli sembrano messi lì un po’ perché era obbligatorio inserirli. Ma al di là di questo mi è piaciuto molto e già non vedo l’ora di averlo in blu ray.

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