Un documentario sulla realizzazione di un documentario, che si rivela un mockumentary. In questo calembour c’è molto più di una – pur ammirabile – costruzione escheriana. C’è la critica ad un modo di fare cinema, che è – in fin dei conti – l’oggetto precipuo di Agarrando pueblo, cortometraggio del 1977 diretto dai colombiani Luis Ospina e Carlos Mayolo.
Nato nel 1949 e scomparso un anno fa, Ospina ha studiato cinema negli Stati Uniti prima di tornare, agli inizi degli anni Settanta, nella sua città natale, Cali, dove, con l’amico Carlos Mayolo fonderà – insieme ad altri cineasti ed artisti – il Cine Club de Cali e la rivista Ojo al cine.
Agarrando pueblo è la quarta opera diretta in coppia da Ospina e Mayolo, quattro cortometraggi documentari incentrati sulla città di Cali e sulle condizioni di miseria in cui viveva la maggior parte della città in quegli anni.
Solo con Agarrando pueblo, tuttavia, la denuncia si sposta sul piano metacinematografico, con una condanna pungente e acuta della mercificazione della povertà a fini artistici, quella che verrà battezzata la “pornomiseria”. Quel cinema miserabilista che ricerca – talvolta con cinismo – le situazioni sociali più disperate per poi darle in pasto al pubblico radical chic europeo dei festival cinematografici. Con finalità di arricchimento, in molti casi, oppure – nella migliore delle ipotesi – con finalità artistiche, che nascondono spesso, tuttavia, una volontà di carrierismo, alla ricerca di premi e opportunità.
Una condizione ben descritta dal titolo internazionale con cui è conosciuta l’opera, The Vampires of Poverty, sicuramente più immediata del titolo in spagnolo, che richiama un modo di dire colombiano che fa riferimento all’atto di allettare le persone.
Il film racconta la storia di una troupe che vaga per i quartieri più disagiati di Cali alla ricerca di quelle immagini di degrado e miseria necessarie per completare un documentario commissionato da una tv tedesca. A loro volta, i membri della troupe vengono filmati da una seconda cinepresa che documenta il loro lavoro, sia durante le riprese, sia nella fase di progettazione delle stesse.
Oltre a criticare la pornomiseria, Agarrando pueblo si rivela anche un attacco al mondo del documentario, che ricorre spesso ad escamotage o a vere e proprie mistificazioni per ottenere il risultato voluto.
L’opera è dunque contemporaneamente un documentario e un film di finzione che finge di essere un documentario, con un finale che rivela, ad ennesima complicazione dell’architettura registica, il fatto che, in realtà, si è in presenza di un mockumentary sotto un duplice punto di vista.
Il velato sarcasmo utilizzato da Ospina e Mayolo fa emergere, in maniera ancor più ficcante, l’assenza di qualsiasi scrupolo etico di certi documentaristi, ben lungi dall’approcciarsi al proprio lavoro in chiave antropologico-sociologica, ma orientati ad ottenere – non importa come – il risultato voluto dal (o che si aspetta di avere il) committente.
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Agarrando pueblo (1977, Colombia, 27 min)
Regia e Sceneggiatura: Luis Ospina, Carlos Mayolo
Fotografía: Fernando Vélez, Enrique Forero, Oswaldo López, Eduardo Carvajal, Jacques Marchal
Che idea questo falso documentario sul falso documentario… intrigante!
Si trova su youtube, dura poco, e dà molto da riflettere. Per cui non posso che consigliarne la visione…
So di avventurarmi in un territorio un po’ spinoso e forse anche non del tutto coerente con quanto hai scritto ma trovo nelle foto di Salgado un problema analogo…
sono d’accordo sul fatto che il problema esista e sia trasversale alle varie forme d’arte.
come sul fatto che le generalizzazioni siano sempre sbagliate… e che ciò comporterebbe dei “processi alle intenzioni” di difficile praticabilità.
per cui sullo specifico di Salgado non saprei pronunciarmi, conoscendo le sue opere ma non molto bene la persona…
insomma, è un tema complicato…