Speciale Russia: L’isola, di Pavel Lungin

ostrov 00La grande Madre Russia ha un’anima che affonda le sue antiche radici nella spiritualità ortodossa, con i fumi dell’ incenso, le folte barbe sopra i talari neri, i rossi, gli ocra e gli ori di candelieri e iconostasi. Il cinema non ha mancato di celebrare questo afflato mistico anche per l’ affascinante tratto estetico che si fonde con i maestosi paesaggi continentali, prestandosi magnificamente alla macchina da presa; si pensi ad esempio al densissimo e luminoso Andrey Rublyov di Tarkovskij, che fonde gli elementi naturali con l’arte sacra (le cose visibili e invisibili), un carosello che accarezza i temi della fede in un’epoca medievale violenta, dell’ascetismo e del paganesimo rurale, della Bellezza in senso dostoevskijano. Ma anche in tempi ben più recenti, un regista se vogliamo un po’ meno ultraterreno, uno che con estrema leggerezza sa spostarsi dall’autoriale al mainstream quale Pavel Lungin (spesso francesizzato Lounguine, attualmente impegnato a dirigere la versione russa della serie spionistica Homeland) ha saputo cogliere con meravigliosa sintesi il cuore sacro della Russia. Non quello delle sgargianti guglie di San Basilio a Mosca, ma quello sperduto e artico dei monasteri insulari, in una straordinaria storia di penitenza, follia e santità.

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Il protagonista de L’isola (Ostrov, 2006) è padre Anatolj, un monaco santone che vive in un locale caldaia tra tizzoni e mucchi di carbone nei pressi di un piccolo monastero sopra un’isola della Karelia (regione a est della Finlandia). Anatolj, interpretato dal progressive rocker Pyotr Mamonov, è piuttosto squilibrato e con le sue stranezze porta scompiglio al misurato ambiente ortodosso, mal tollerato dal giovane padre Iov (Dmitri Dyuzhev) e incompreso dal saggio buon padre Filaret (Viktor Suchorukov); il suo personaggio fuori dalle righe è una rappresentazione degli jurodivye, i cosiddetti “stolti in Cristo”, coloro che mortificando sè stessi cercano il disagio e abbandonano quello che viene definito – spesso in modo molto borghese – il “comune buonsenso”. L’ascetismo di Anatolj trae origine da un tragico evento di gioventù, a cui lo spettatore assiste nelle prime sequenze in una atmosfera da noir; siamo nel 1942 e il giovane si trova su una imbarcazione insieme al capitano Tichon, trasportano carbone, quando una vedetta nazista li intercetta. I due riescono a nascondersi, ma a causa di una tosse congenita Anatolj viene scoperto e gli viene imposto di sparare al suo comandante; terrorizzato, il ragazzo si comporta da pusillanime e non esita a premere il grilletto, segnando così profondamente tutta la sua vita. La storia scritta da Dmitri Sobolev (che dopo Ostrov non sembra aver più raggiunto risultati così eccellenti) è un cerchio perfetto che collega un “peccato originale” all’espiazione finale attraverso un percorso quotidiano di amara penitenza, una sorta di condanna terrestre che l’uomo si autoinfligge. Ogni giorno l’uomo Anatolj percorre il pontile con carriola, piccone e badile e va a prendere del carbone dal relitto per alimentare la caldaia; ogni giorno il santone Anatolj riceve visita dalla bednye lyudi, la povera gente dei dintorni, che chiede guarigione, consolazione, intercessione presso i morti o esorcismi. Ogni giorno la sua anima in pena invoca sconsolata la misericordia divina per il suo gesto di codardia.

Pavel Lungin, The Island - The Culturium

Con un tono che sa liberarsi dall’eccessiva austerità non disdegnando i risvolti comici, il film è tecnicamente ineccepibile ed ha una fotografia incantevole; i grigi e i blu, il bianco della neve e il nero del carbone sono raffigurati con eleganza pittorica nella fotografia dell’uzbeko Andrej Zhegalov, morto prematuramente subito dopo la fine delle riprese e  premiato postumo con il NIKA dall’Accademia russa. Anche il sonoro, un silenzio ovattato interrotto dallo scampanio e dallo sciaguattare del mare sul pontile di legno conferisce al film l’atmosfera ideale, arricchita dal salmodiare tossicchiante del protagonista e da brevi fraseggi al piano. Tra le varie sequenze degne di nota, va segnalata sicuramente quella dell’arrivo sull’isola della ragazza posseduta da uno spirito maligno, la bravissima Viktoriya Isakova, strepitosa nel dar corpo e voce a una creatura scossa da incontenibili risate, nella rappresentazione folkloristica del demonio buffonesco. La ragazza arriva accompagnata dal padre disperato, un triste ammiraglio che ha quel taglio orientale degli occhi, tipico di molte fisionomie slave, nel volto di Yuriy Kuznetsov: l’uomo chiuderà il cerchio della vita di Anatolj, il quale potrà finalmente riposare in pace dopo un grottesco siparietto con il fratello/rivale padre Iov su una bara un po’ troppo lucida per un’anima fuligginosa. Capolavoro che può rischiare di venir etichettato pregiudizialmente come “film religioso” (che errore madornale sarebbe!), perla un po’ nascosta di quel cinema mal distribuito e dimenticato che noi qui custodiamo gelosamente ne Lo Scrigno.

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L’isola (Ostrov, 2006, Russia, 112 min)

Regia: Pavel Lungin

Soggetto e sceneggiatura: Dmitri Sobolev

Fotografia: Andrej Zhegalov

Interpreti principali: Pyotr Mamonov (padre Anatolj), Dmitri Dyuzhev (padre Iov), Viktor Suchorukov (padre Filaret), Viktoriya Isakova (Nastja)

4 pensieri riguardo “Speciale Russia: L’isola, di Pavel Lungin

  1. Applausi sui titoli di coda di questa recensione-racconto! Ho sempre pensato che la cinematografia, in tempi di prodotto “globalizzato” che deve piacere al numero più alto di persone, sia invece uno medium per trasmettere efficacemente le differenze di culture specifiche di ogni regione del mondo (intesa priva di confini segnati su una carta in contrapposizione alla definizione “Paese” o “nazione”). Scrivo la parola “cultura” sempre in minuscolo perché per essere tale deve diffondersi, coinvolgere, essere condivisa dal maggiore numero di persone possibile, invece che essere infusa dall’alto auto-referenziatosi. Un film del genere è una piccola gemma di una cultura che non si è mai sentita “europea” e le cui differenze sono una ricchezza.
    Ho visto che è in vendita sull’Amazzone tentatrice (anche se il prezzo è elevato), messo in lista della spesa, aspetterò una riduzione di prezzo. Grazie per la dritta.

    1. Non ti dirò che è anche disponibile gratuitamente su YouTube in lingua italiana. Non te lo dirò perchè non è etico eh 🙂

Commenti

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