Speciale Vacanze – Vacanze tragiche: Passaggio in India, di David Lean

Passaggio in India 01Una nuova tappa per il nostro speciale dedicato ai film che trattano di vacanze. In questo caso, parliamo di vacanze tragiche.

Passaggio in India è l’ultimo film diretto da David Lean che, come ho avuto già modo di dire, è uno dei miei registi preferiti. La storia è tratta dal famoso romanzo di E. M. Forster e, tra i kolossal girati dall’autore britannico, è forse quello meno ricco d’azione e dai ritmi più lenti, ma rimane comunque capace di intrigare e stimolare lo spettatore.
La storia tratta di una nobildonna inglese, Mrs. Moore, che si reca a Chandrapore assieme alla fidanzata del figlio, Miss Quested. L’anziana signora fa amicizia con il dottor Aziz, medico indiano musulmano, che cerca di introdurre i visitatori alla cultura del suo Paese. Durante una gita alle grotte di Marabar, si svolge un incidente che – come nel libro – non viene mostrato; in seguito, Miss Quested accuserà Aziz di aver tentato di violentarla. Il fatto è realmente accaduto? Si è trattato di un’allucinazione? Il mistero rimane, mentre il processo viene messo in atto e l’indiano pesantemente accusato dai bianchi ma osannato come vittima dei colonizzatori dai suo connazionali.

In questo caso lo spunto di riflessione di cui il tema del viaggio si fa portatore è l’incontro tra culture differenti. Se ci sono britannici affascinati ed interessati a conoscere i luoghi che stanno visitando, come Mrs. Moore (Peggy Ashcroft) o Mr. Fielding (James Fox), direttore di un college della città, in generale si percepisce un forte distacco tra colonizzatori e colonizzati. I primi vedono l’India come qualcosa di esotico e, sotto certi aspetti, affascinante, ma comunque espressione di una civiltà in qualche modo più arretrata. I secondi considerano i britannici come dei tiranni e li inquadrano come un tutto unico, senza tentare di conoscerli o attingere aspetti della loro cultura. Il dottor Aziz (Victor Banerjee), che ha sperimentato entrambe le realtà, è però considerato come inferiore dalla maggior parte dei bianchi e diventa un idolo per i compatrioti solo quando viene accusato (a torto? a ragione?). Miss Quested (Judy Davis) è forse il simbolo più evidente di questa estraneità e del distacco tra i due mondi e il suo straniamento raggiunge l’apice presso le grotte di Marabar.

Passaggio in India 02

Lean ha diretto così tanti capolavori – Il ponte sul fiume Kwai, Lawrence d’Arabia, Grandi speranze, Le avventure di Oliver Twist e Il dottor Zivago – che questo film può risultare come uno tra i tanti, probabilmente inferiore a quelli citati. Nondimeno ha alcuni aspetti interessanti e degni di nota, aldilà della tematica importante. L’ambientazione esotica (ebbene sì, lo spettatore di oggi può essere come il visitatore inglese di inizio Novecento) contribuisce in una certa misura al fascino della pellicola; la ricostruzione di alcune scene, come la gita organizzata alle grotte, mostra tutto lo sfarzo di una civiltà che ha fatto della scenografia un elemento cardine; basti pensare all’attuale tripudio di colori, musiche e decorazioni delle produzioni di Bollywood. Essendo aspetto centrale della vicenda, gli interni e gli esterni sono stati curati con attenzione e resi protagonisti. La moschea in cui Mrs. Moore incontra Aziz, le grotte, le strade di Chandrapore, l’aula di tribunale… sono luoghi chiave, simbolici.

Passaggio in India 03

Tra tutti i personaggi emerge la figura dell’anziana Mrs. Moore – Premio Oscar a Peggy Ashcroft per questa sua interpretazione – che è la vera protagonista del viaggio, l’esempio dell’incontro felice tra civiltà, benché con esito tragico. Miss Quested, al contrario, è l’esempio dell’incontro infelice, che si ripercuoterà poi sulla sua esistenza, e quindi anche in questo caso con esito tragico. Incontro semi-felice ed esito semi-tragico è quello del Dr. Aziz, che nutriva grandi speranze verso la possibilità di acquisire il meglio della cultura europea ma ne è stato “tradito”. Incontro ed esito felici sono invece quelli di Mr. Fielding, che pare aver trovato un giusto equilibrio. Ciascuna delle figure illustrate ha quindi un proprio percorso di vita e di confronto con l’alterità. Segnalo anche la comparsa di Alec Guinness nel ruolo di un professore indiano.

Il mio consiglio per quanto riguarda questo film? Rischiate! Guardatelo. Sì, sono due ore e tre quarti, ma lasciatevi trascinare dalle sue atmosfere, entrate nella psicologia dei protagonisti, mettetevi nei loro panni, immedesimatevi in questi due mondi che collidono. Fate sì che la colonna sonora di Maurice Jarre vi conquisti e vi immerga nei paesaggi orientali. Permettete alla calma rurale di alternarsi alla tensione e all’angoscia nei vostri pensieri di spettatore come in quelli dei personaggi.

— — —

A Passage to India (1984, UK/USA, 164 min)

Regia: David Lean

Sceneggiatura: David Lean

Fotografia: Ernest Day

Musiche: Maurice Jarre

Interpreti principali: Judy Davis (Adela Quested), Victor Banerjee (Aziz H. Ahmed), Peggy Ashcroft (Mrs. Moore), James Fox (Richard Fielding), Alec Guinness (Prof. Godbhole)

3 pensieri riguardo “Speciale Vacanze – Vacanze tragiche: Passaggio in India, di David Lean

    1. Pure io ho il libro. Gran bella lettura, tra l’altro! Il film ancora mi manca e questa recensione non può che spronarmi alla visione 🙂

Scrivi una risposta a paolodelventosoest Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.